Cavalleria rusticana

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Giovanni Verga
Cavalleria rusticana
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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Cavalleria rusticana
AUTORE: Verga, Giovanni
TRADUTTORE:
CURATORE: Oliva, Gianni
NOTE:

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: Teatro / Giovanni Verga ; introduzione note e apparati di Gianni Oliva. - Milano : Garzanti, 1987. - LXXXI, 571 p. : 1 ritr. ; 18 cm. – (I grandi libri Garzanti ; 353)

CODICE ISBN: 88-11-58353-5

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 6 dicembre 1998

INDICE DI AFFIDABILITA': 1
0: affidabilità bassa
1: affidabilità media
2: affidabilità buona
3: affidabilità ottima

ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
Umberto Mezzetti, u.mezzetti@areacom.it

REVISIONE:
Catia Righi, catia_righi@tin.it

PUBBLICATO DA:
Catia Righi, catia_righi@tin.it

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Giovanni Verga



CAVALLERIA RUSTICANA


Scene popolari



A Giuseppe Giacosa





PERSONAGGI


TURIDDU MACCA
COMPAR ALFIO DI LICODIANO
LA GNÀ LOLA, sua moglie
SANTUZZA
LA GNÀ NUNZIA, madre di Turiddu
LO ZIO BRASI, stalliere
COMARE CAMILLA, sua moglie
LA ZIA FILOMENA
PIPPUZZA




La piazzetta del villaggio, irregolare. In fondo a sinistra, il viale alberato che conduce alla chiesuola, e il muro di un orto che chiude la piazzetta; a destra una viottola, fra due siepi di fichidindia, che si perde nei campi. Al primo piano a destra, la bettola della gnà Nunzia, colla frasca appesa all'uscio; un panchettino con su delle ova, pane e verdura, in mostra; e, dall'altra parte dell'uscio una panca addossata al muro. La bettola fa angolo con una stradicciuola che immette nell'interno del villaggio. All'altra cantonata la caserma dei carabinieri, a due piani, collo stemma sul portoncino. Più in là, sulla stessa linea, lo stallatico dello zio Brasi, con un'ampia tettoia sul davanti. Al primo piano, a sinistra, una terrazza con pergolato. Poscia una stradicciuola. Infine la casetta della zia Filomena.
SCENA I

Lo zio Brasi attraversa la scena dalla sinistra con un fascio di fieno in capo, che va a deporre sotto la tettoia. Comare Camilla sulla terrazza, ripiegando della biancheria di bucato. Donne lungo il viale per andare in chiesa. Un contadino seduto sotto la tettoia, col mento fra le mani canticchiando. Suona la messa. La zia Filomena esce dalla bettola della gnà Nunzia, portando roba sotto il grembiale.

COMARE CAMILLA Spesa, zia Filomena?
ZIA FILOMENA Oggi è Pasqua, colla grazia di Dio!
Entra in casa.
COMARE CAMILLA (A Santuzza, che arriva agitata dalla prima viottola a sinistra, col viso nascosto nella mantellina). O comare Santa, che andate a confessarvi?
Santuzza leva il capo verso di lei e tira via senza rispondere.
ZIO BRASI (a comare Camilla, dalla porta dello stallatico). Tu rientra in casa, e bada ai fatti tuoi, linguaccia!
Comare Camilla rientra in casa. A un carabiniere ch'è affacciato sul terrazzino della caserma:
Mi vuol sempre cimentare, quel diavolo di mia moglie!
Al contadino ch'è sotto la tettoia:
Venite qua, compare Peppi.
Lo conduce via nello stallatico.
SANTUZZA (sull'uscio della bettola). O gnà Nunzia!
GNÀ NUNZIA (affacciandosi). O tu!… che vuoi?
Il carabiniere rientra.
SANTUZZA Non temete, me ne vado subito. Ditemi soltanto se c'è vostro figlio Turiddu…
GNÀ NUNZIA Sin qui vieni a cercarmi mio figlio Turiddu?… Non c'è.
SANTUZZA Ah, Signore benedetto!
GNÀ NUNZIA Lo sai che nei vostri pasticci io non voglio entrarvi!
SANTUZZA (scostando la mantellina). Ah, gnà Nunzia, non mi vedete la faccia che ho? Fate come Gesù Cristo a Maria Maddalena… Ditemi dov'è vostro figlio Turiddu, per carità!
GNÀ NUNZIA È andato a Francofonte per il vino.
SANTUZZA No! Ier sera era ancor qui. L'hanno visto a due ore di notte.
GNÀ NUNZIA Che vieni a dirmi!… In casa non è tornato stanotte… Entra.
SANTUZZA No, gnà Nunzia. In casa vostra non ci posso entrare.
ZIO BRASI (dalla tettoia). O zia Filomena, oggi che è la Santa Pasqua, e fanno pace suocera e nuora, abbiamo da abbracciarci e baciarci anche noi?
ZIA FILOMENA Zitto, scomunicato!
Rientra in casa.
GNÀ NUNZIA (a Santuzza). Parla dunque! Cos'è successo a mio figlio Turiddu?
SANTUZZA Non gridate forte, gnà Nunzia!
PIPPUZZA (dalla stradicciuola in fondo a destra, con un paniere infilato al braccio). Volet'ova, gnà Nunzia?
GNÀ NUNZIA A tre due soldi, se ti contenti. Guarda, ne ho tante.
PIPPUZZA Allora mi contento di mangiarmele coi miei figliuoli, e far la Pasqua anch'io, piuttosto.
Per andare.
ZIO BRASI O che non siete stata a confessarvi, gnà Nunzia?
GNÀ NUNZIA Via, perché oggi è Pasqua, un soldo l'uno! Ne piglio dodici; ma uno me lo darai per giunta, in regalo. Mettile insieme alle altre, là… Senza romperle, bada! E te' i danari. Un pugno di palanche ti porti via, guarda!
ZIO BRASI Senti, senti Pippuzza, cerchiamo di far negozio anche noi. Vieni qua, a casa mia.
La conduce nella prima stradicciuola a sinistra.
GNÀ NUNZIA (a Santuzza) Parla dunque! Che sai di mio figlio Turiddu?
SANTUZZA Niente so.
GNÀ NUNZIA Dov'è stato questa notte, che non è tornato a casa?
SANTUZZA (scoppiando a piangere col viso nella mantellina). Ah, gnà Nunzia! che chiodo c'è qui dentro nel mio cuore.
GNÀ NUNZIA Dunque lo sai dov'è stato Turiddu?
COMPAR ALFIO (dalla prima stradicciuola a destra, con un fiasco in mano). Che ne avete ancora di quello buono da sei soldi, gnà Nunzia?
GNÀ NUNZIA Vado a vedere. Turiddu doveva portarne oggi da Francofonte.
COMPAR ALFIO Vostro figlio Turiddu è ancora qui. L'ho visto stamattina. Non ha il berretto rosso di bersagliere?
Comare Camilla si affaccia di nuovo sulla terrazza.
SANTUZZA (levando il fiasco di mano a compare Alfio e dandolo alla gnà Nunzia). Intanto andate a vedere se ce n'è ancora.
La gnà Nunzia rientra nella bettola.
COMPAR ALFIO Si capisce che siete di casa, ormai, comare Santa.
COMARE CAMILLA Siete venuto a far la Pasqua colla gnà Lola vostra moglie, compar Alfio?
COMPAR ALFIO Sì, almeno le feste principali.
ZIA FILOMENA (dall'uscio, colla mantellina sul braccio, a comare Camilla). Che non ci venite a messa voi?
ZIO BRASI (accorrendo dalla sinistra). Viene! viene! O compar Alfio, che potete pigliarlo un viaggio per Militello?
COMPAR ALFIO S'è per domani, sì, zio Brasi. Oggi son venuto a far la Pasqua a casa mia.

ZIA FILOMENA “II Carnevale fallo con chi vuoi. Pasqua e Natale falli con i tuoi”.
COMARE CAMILLA (a compar Alfio). E vostra moglie, che vi vede soltanto a Pasqua e a Natale, cosa dice?
COMPAR ALFIO Io non lo so cosa dice. Questo è il mio mestiere, comare Camilla. Il mio mestiere è di fare il vetturale e di andare sempre in viaggio di qua e di là.
GNÀ NUNZIA (ritornando col fiasco colmo e colla mantellina ripiegata che lascia sul panchetto della verdura). È meglio di quell'altro, compar Alfio; me lo direte poi, quando l'avrete bevuto, buon pro vi faccia. Diciotto soldi.
ZIA FILOMENA Non è bene quello che avete detto, compar Alfio; ché avete la moglie giovane.
COMPAR ALFIO Mia moglie sa che la berretta la porto a modo mio;
Battendo sulla tasca del petto
e qui ci porto il giudizio per mia moglie, e per gli altri anche.
Due carabinieri in tenuta escono dalla caserma e si allontanano pel viale della chiesa.
- I miei interessi me li guardo io, da me, senza bisogno di quelli del pennacchio. E in paese tutti lo sanno, grazie a Dio!
Suona la messa una seconda volta.
ZIA FILOMENA (facendosi il segno della croce). Lontano sia!
Chiude l'uscio a chiave, e si mette la mantellina in capo avviandosi verso la chiesa.
COMARE CAMILLA Vengo anch'io, vengo anch'io, zia Filomena.
Via dalla terrazza.
ZIA FILOMENA (a compar Alfio). Piuttosto andate a dire a vostra moglie che suona la messa, scomunicato!
COMPAR ALFIO Corro a governare le mie bestie, e vado a dirglielo. Non dubitate, son cristiano anch'io.
GNÀ NUNZIA (a compar Alfio). Diciotto. soldi.
COMPAR ALFIO Vengo, vengo, pittima! Lasciatemi contare i denari.
COMARE CAMILLA (dalla prima stradicciuola a sinistra, con mantellina in capo, va a dare la chiave a suo marito). Eccovi la chiave, se mai. E voi non venite al solito quando stanno per terminare le funzioni in chiesa.
Via verso la chiesa colla zia Filomena.
Lo zio Brasi rientra nello stallatico. Dell'altra gente attraversa la piazzetta alla spicciolata per andare in chiesa.
COMPAR ALFIO (alla gnà Nunzia). E diciotto, a voi! Buon pro vi facciano.
S'avvia per andarsene dond'è venuto.
GNÀ NUNZIA O dove l'avete visto mio figlio Turiddu, compar Alfio?
SANTUZZA (piano, dandole una strappata alla veste). Non gli dite nulla, per carità!
COMPAR ALFIO (tornando indietro). L'ho visto dalle mie parti, all'alba, mentre arrivavo a casa mia. Egli andava correndo, come avesse fretta, e non si accorse di me. Volete che ve lo mandi, se l'incontro?
GNÀ NUNZIA No, no.
Compar Alfio via. A Santuzza:
Perché mi hai fatto segno di star zitta?
(Santuzza non risponde e china il capo).
GNÀ NUNZIA Ah!… Cosa ti salta in mente?
SANTUZZA (celandosi il viso nel grembiale e scoppiando in lagrime). Ah, gnà Nunzia!
GNÀ NUNZIA (stupefatta). La gnà Lola?… La moglie di compar Alfio?…
SANTUZZA Come farò adesso che Turiddu mi abbandona?…
GNÀ NUNZIA O poveretta me! Cosa mi vieni a dire!… Non può essere, ti sbagli; compar Alfio si sbaglia anche lui!… Poi ci sono tanti che hanno il berretto rosso di bersagliere…
SANTUZZA No, non si sbaglia compar Alfio. Era lui, Turiddu!
GNÀ NUNZIA Come lo sai?
SANTUZZA Lo so… Compare Turiddu, prima d'andar soldato… si parlavano colla gnà Lola.
GNÀ NUNZIA Be'! Poi al suo ritorno la trovò maritata con compar Alfio di Licodiano, e si mise il cuore in pace.
SANTUZZA Ma essa no! Essa non se lo mise il cuore in pace.
GNÀ NUNZIA O come sai quest'altra cosa?
SANTUZZA Lo so, che si affacciava ogni volta, quando lo vedeva passare dinanzi la mia porta, e me lo rubava cogli occhi quella scomunicata! e cercava di attaccar discorso con lui anche! - Compare Turiddu, che ci venite a fare da queste parti? Non lo sapete che non ci fu la volontà di Dio? Ora lasciatemi stare che son di mio marito. - La volontà di Dio era per tentarlo! Egli si metteva a cantare sotto la mia finestra per far dispetto a lei che s'era maritata con un altro. Tanto è vero che l'amore antico non si scorda più. Io come lo sentivo cantare, quel cristiano, sembrava che il cuore mi scappasse via dal petto. Ero pazza, sì! Come potevo dir di no, quand'egli mi pregava: - Apri, Santuzza, s'è vero che mi vuoi bene!… - Come potevo? Allora gli dissi: - Sentite, compare Turiddu, giuratemi innanzi a Dio, prima! - Egli giurò. Dopo, come lo seppe lei, quella mala femmina diventò gelosa a morte; e si mise in testa di rubarmelo. Mi cambiò Turiddu di qua a qua.
Col gesto della mano
Egli nega, perché gli faccio compassione; ma d'amore non mi ama più!.. Ora che sono in questo stato… che miei fratelli quando lo sapranno m'ammazzano colle sue mani stesse! Ma di ciò non m'importa. Se Turiddu non volesse bene a quell'altra, morirei contenta. Ieri sera venne a dirmi: - Addio, vado per un servizio. - Colla faccia tanto buona! Signore! com'è possibile avere in core il tradimento di Giuda con quella faccia? Più tardi una vicina che veniva pel filato mi disse di aver visto compare Turiddu lì dalle nostre parti, dinanzi all'uscio della gnà Lola.
GNÀ NUNZIA (facendosi la croce). O figlia di Dio, cosa mai vieni a contarmi la santa giornata ch'è oggi!…
SANTUZZA Ah! che giornata spuntò oggi per me, gnà Nunzia!
GNÀ NUNZIA Senti, va a buttarti ai piedi del Crocifisso.
SANTUZZA No, in chiesa non ci posso andare, gnà Nunzia.
GNÀ NUNZIA (spiegando la mantellina e mettendosela sul capo). Le funzioni sacre non voglio perderle anch'io però.
SANTUZZA Voi andateci, che vi terrò d'occhio la bottega… Non temete, non sono ladra anche!
GNÀ NUNZIA Ma che vuoi fare?
SANTUZZA Non lo so. L'aspetterò qui (accennando la panca accanto all'uscio) come una poveretta di limosina.
GNÀ NUNZIA Qui? in casa mia?
SANTUZZA Non dubitate, in casa non entrerò. Non mi scacciate anche dalla porta, gnà Nunzia, se volete fare come il Signore misericordioso, che andate a pregare in chiesa. Lasciatemi qui, vi dico! Lasciate che parli con lui quest'ultima volta, per l'anima dei vostri morti!
GNÀ NUNZIA (s'avvia verso la chiesa brontolando). O Signore, pensateci voi!
ZIO BRASI (accorrendo dallo stallatico). Aspettate, aspettate, gnà Nunzia; noi che abbiamo bottega aperta e arriviamo sempre gli ultimi.
La gnà Nunzia è andata via. - La zio Brasi a Santuzza:
Ah, voi non andate neppure alle funzioni di Pasqua, comare Santa? Volete che recitiamo insieme il santo rosario?
SANTUZZA Lasciatemi stare.
ZIO BRASI Eh!… che non vi mangio, diavolo!.. Come se non si sapesse…
SANTUZZA Lasciatemi stare.
PIPPUZZA (dalla prima viottola a sinistra, affannata). Che ci arrivo alle funzioni, zio Brasi?
ZIO BRASI Se corri, ci arrivi.
Pippuzza via. - La zio Brasi a Santuzza:
Vedete, io faccio come il campanaro, che chiama la gente in chiesa, ma lui se ne sta fuori.
Guardando verso la viottola in fondo, a destra.
Ah! ecco perché volevate che vi lasciassi stare!… Eccolo il merlo… Ora me ne vado anch'io..
Via verso la chiesa.
SCENA II

Turiddu Macca in fretta dalla viottola in fondo a destra e Santuzza che balza in piedi al vederlo
TURIDDU Oh, Santuzza!… che fai qui?
SANTUZZA Vi aspettavo.
TURIDDU Dov'è mia madre?
SANTUZZA È andata in chiesa.
TURIDDU Allora vacci anche tu: ché qui ci abbado io,
SANTUZZA No, non ci vado in chiesa.
TURIDDU Il giorno di Pasqua!
SANTUZZA Lo sapete che non posso andarci.
TURIDDU Allora cosa vuoi fare?
SANTUZZA Voglio parlarvi.
TURIDDU Qui? In mezzo alla strada?
SANTUZZA Non me ne importa,
TURIDDU La gente che può vederci!
SANTUZZA Non me ne importa.
TURIDDU Che hai?
SANTUZZA Ditemi donde venite.
TURIDDU Oh, oh! Che vuol dire questa cosa?
SANTUZZA Dove siete stato questa notte?
TURIDDU Ah! devo dire dove sono stato?
SANTUZZA Perché andate in collera se vi domando dove siete stato? Non me lo potete dire?
TURIDDU Sono stato a Francofonte, sono stato.
SANTUZZA Non è vero. Ieri sera a due ore di notte eravate ancora qui.
TURIDDU Allora sono stato dove mi pare e piace.
SANTUZZA (lasciandosi cadere la mantellina sulle spalle). O compare Turiddu, perché mi trattate in tal modo? Non mi vedete in faccia? Non vedete che piglio morte e passione?
TURIDDU Colpa tua. Che ti sei messa in capo non so che cosa; e vai a svergognarmi con questo e con quello; e a spiare dei fatti miei, come se fossi ancora un ragazzo; e non sono più padrone di fare ciò che voglio?
SANTUZZA No, non sono andata a domandare. L'hanno detto qui, or ora, che vi hanno visto all'alba sull'uscio della gnà Lola.
TURIDDU Chi l'ha detto?
SANTUZZA Compar Alfio stesso, suo marito.
TURIDDU Lui! Ah, è questo il grande amore che mi porti? che vai a mettere di queste pulci nell'orecchio di compar Alfio e risichi di farmi ammazzare?
SANTUZZA (cadendo ginocchioni a mani giunte). Ah compare Turiddu, come potete dirlo?
TURIDDU Alzati, non mi fare la commedia! Alzati o me ne vado.
SANTUZZA (rialzandosi lentamente). Ah, ora ve ne andate? Ora che mi lasciate come Maria Addolorata?
TURIDDU Cosa vuoi che faccia se non credi più alle mie parole? A ciò che ti dicono gli altri invece, sì, ci credi! Non è vero niente, ti ripeto; Compar Alfio ha sbagliato. Andavo pei fatti miei. Guarda, ti sei messa in capo questa storia della gnà Lola, giusto quando c'è qui in paese suo marito! Vedi quanto sei sciocca?
SANTUZZA Suo marito è giunto stamattina soltanto.
TURIDDU Ah, sai anche cotesto? Brava! Mi fai la spia in tutto e per tutto! Non sono più padrone di nulla!
SANTUZZA Sì, compare Turiddu, siete padrone di scannarmi colle vostre mani stesse come un agnello, se volete che vi leccherei le mani come un cane.
TURIDDU O dunque?
SANTUZZA Ma la gnà Lola, no, vedete! Quella lì mi vuol far dannare l'anima.
TURIDDU Lascia stare la gnà Lola ch'è per casa sua.
SANTUZZA E lei perché non mi lascia stare, me? Perché mi vuol rubare voi, che non ho altro?
TURIDDU Bada che ti sbagli.
SANTUZZA No, che non mi sbaglio! Non le correvate dietro prima d'andar soldato?
TURIDDU Acqua passata! Ora la gnà Lola è maritata per casa sua.
SANTUZZA Che importa! Non le volete bene ancora, quantunque sia maritata? Ed essa non vi ha rubato a me per gelosia? E non mi sento qui dentro il fuoco per voi che mi tradite?
TURIDDU Taci, taci.
SANTUZZA No, non posso tacere, che ho la rabbia canina in cuore! Ora come farò se voi mi abbandonate?
TURIDDU Io non ti abbandono, se tu non mi metti colle spalle al muro. Ma te l'ho detto: voglio essere padrone di fare quel che mi pare a piace. Sinora, grazie a Dio, catena al collo non ne ho.
SANTUZZA Cosa intendete di dire?
TURIDDU Intendo che sei una matta con questa gelosia senza motivo.
SANTUZZA Che colpa ci ho io? Vedete come son ridotta? La gnà Lola è meglio di me, lo so! Ha il collo e le mani cariche d'oro! Suo marito non le fa mancare nulla, e la tiene come la Madonna sull'altare, quella scomunicata!
TURIDDU Lasciala stare!
SANTUZZA Vedete se la difendete?
TURIDDU Non la difendo. A me non me ne importa se suo marito la tiene come la Madonna sopra l'altare. Quello che m'importa è di non passare per uno che non sia padrone di fare quello che gli pare e piace. Questo no!
SCENA III

La gnà Lola dalla prima viottola a destra. Turiddu e Santuzza.
GNÀ LOLA Oh, compare Turiddu! Che l'avete visto andare in chiesa mio marito?
TURIDDU Non so, comare Lola, arrivo in questo momento.
GNÀ LOLA Mi disse: vado dal maniscalco pel baio che gli manca un ferro, e subito ti raggiungo in chiesa. Voi, che state a sentirle di qua fuori le funzioni di Pasqua, facendo conversazione?
TURIDDU Comare Santa qui, che stava dicendomi…
SANTUZZA Gli dicevo che oggi è giornata grande; e il Signore, di lassù, vede ogni cosa!
GNÀ LOLA E voi che non ci andate in chiesa?
SANTUZZA In chiesa ci ha da andare chi ha la coscienza netta, gnà Lola.
GNÀ LOLA Io ringrazio Iddio, e bacio in terra.
Si china a toccare il suolo colla punta delle dita che poscia si reca alle labbra.
SANTUZZA Ringraziatela, gnà Lola, quand'è così, Che alle volte si dice: “Quello, nella terra su cui posa i piedi, non è degno di metterci il viso”.
TURIDDU Andiamo via, gnà Lola, che qui non abbiamo nulla da fare.
GNÀ LOLA Non v'incomodate per me, compare Turiddu, che la strada la so coi miei piedi, e non voglio guastare i fatti vostri.
TURIDDU Se vi dico che non abbiamo nulla da fare!
SANTUZZA (trattenendolo per la giacchetta). No, abbiamo da parlare ancora.
GNÀ LOLA Buon pro vi faccia, compare Turiddu! E voi restate qui pei fatti vostri, ché io me ne vo pei fatti miei,
Via per andare in chiesa.
SCENA IV

Turiddu e Santuzza.
TURIDDU (furibondo). Ah! vedi cosa hai fatto?
SANTUZZA Sì, lo vedo!
TURIDDU L'hai fatto apposta dunque?
SANTUZZA Sì, l'ho fatto apposta!
TURIDDU Ah! sangue di Giuda!
SANTUZZA Ammazzami.
TURIDDU L'hai fatto apposta! l'hai fatto apposta!
SANTUZZA Ammazzami, non me ne importa, via!
TURIDDU No, non voglio manco ammazzarti!
Per andare.
SANTUZZA Mi lasci?
TURIDDU Sì, questo ti meriti.
Suona la campana dell'elevazione.
SANTUZZA Non mi lasciare, Turiddu! Senti questa campana che suona?
TURIDDU Non voglio essere menato pel naso, intendi?
SANTUZZA Tu puoi camminarmi coi piedi sulla faccia. Ma essa no!
TURIDDU Finiamola! Me ne vado per troncare queste scenate!
SANTUZZA Dove corri?
TURIDDU Dove mi pare… Vado a messa.
SANTUZZA No, tu vai a far vedere alla gnà Lola che m'hai piantata qui per lei; che di me non t'importa!
TURIDDU Sei pazza!
SANTUZZA Non ci andare, Turiddu! Non andare in chiesa a far peccato oggi! Non mi fare quest'altro affronto di faccia a quella donna.
TURIDDU Tu piuttosto! Vuoi farmi l'affronto di mostrare a tutto il mondo che non son padrone di muovere un passo; che mi tieni sotto la tua scarpa come un ragazzo!…
SANTUZZA Che te ne importa di quel che dice lei, se non mi vuoi far morire disperata?…
TURIDDU Sei pazza!
SANTUZZA Sì, è vero, son pazza! Non mi lasciare con questa pazzia in testa!
TURIDDU (strappandosi da lei). Finiamola ti dico! mannaggia!
SANTUZZA Turiddu! per questo Dio che scende nell'ostia consacrata adesso, non mi lasciare per la gnà Lola!
Turiddu via.
Ah! mala Pasqua a te!
SCENA V

Compar Alfio in fretta, dalla viottola in fondo a destra, e Santuzza a metà della scena.
SANTUZZA Oh, il Signore che vi manda, compar Alfio!
COMPAR ALFIO A che punto è la messa, comare Santa?
SANTUZZA Tardi arrivate. Ma vostra moglie c'è andata per voi con Turiddu Macca.
COMPAR ALFIO Cosa volete dire?
SANTUZZA Dico che vostra moglie va attorno carica d'oro come la Madonna dell'altare, e vi fa onore, compare Alfio.
COMPAR ALFIO Oh, a voi che ve ne importa?
SANTUZZA Me ne importa per voi che, mentre girate il mondo a buscarvi il pane e a comprar dei regali per vostra moglie, essa vi adorna la casa in altro modo!
COMPAR ALFIO Cosa avete detto, comare Santa?
SANTUZZA Dico che mentre voi siete fuorivia, all'acqua e al vento, per amor del guadagno, comare Lola, vostra moglie, vi adorna la casa in malo modo!
COMPAR ALFIO Pel nome di Dio, gnà Santa, che se siete ubbriaca di buon'ora la mattina di Pasqua, vi faccio escire il vino dal naso!
SANTUZZA Non sono ubbriaca, compar Alfio, e parlo da senno
COMPAR ALFIO Sentite! S'è la verità che m'avete detto, allora vi ringrazio, e vi bacio le mani, come se fosse tornata mia madre istessa dal camposanto, comare Santuzza! Ma se mentite, per l'anima dei miei morti! vi giuro che non vi lascerò gli occhi per piangere, a voi e a tutto il vostro infame parentado!
SANTUZZA Piangere non posso, compar Alfio; e questi occhi non hanno pianto neppure quando hanno visto Turiddu Macca che m'ha tolto l'onore, andare dalla gnà Lola vostra moglie!
COMPAR ALFIO (tornando calmo tutto ad un tratto). Quand'è così, va bene, e vi ringrazio, comare.
SANTUZZA Non mi ringraziate, no, ché sono una scellerata!
COMPAR ALFIO Scellerata non siete voi, comare Santa. Scellerati son coloro che ci mettono questo coltello nel cuore, a voi e a me. Che se gli si spaccasse il cuore davvero a tutti e due con un coltello avvelenato d'aglio, ancora non sarebbe niente! Ora, se vedete mia moglie che mi cerca, ditele che vado a casa a pigliare il regalo pel suo compare Turriddu.
Via dalla prima viottola a destra
La gente comincia a tornare dalla chiesa e si disperde a destra e a sinistra. Turiddu Macca, la gnà Lola, comare Camilla, la gnà Nunzia, la zia Filomena vengono avanti senza badare a Santuzza che resta verso la viottola in fondo a destra, imbacuccata nella mantellina. Solo lo zio Brasi, che viene l'ultimo, accorgendosi di lei:
ZIO BRASI O comare Santa, che va in chiesa quando non c'è più nessuno!
SANTUZZA Sono in peccato mortale, zio Brasi!
Verso la chiesa
SCENA VI

La zio Brasi rientra un momento nello stallatico. Comare Camilla s'avvia a casa sua. La zia Filomena mette la chiave nella toppa. La gnà Nunzia entra nella bettola per togliersi la mantellina.
TURIDDU (alla gnà Lola che s'avvia a casa anche lei). Comare Lola, che ve ne andate così, senza dirci niente!
GNÀ LOLA Vado a casa perché sono in pensiero per mio marito, che non l'ho visto in chiesa.
TURIDDU Non ci pensate, che capiterà qui in piazza. Ora abbiamo a bere un dito di vino tutti qui, amici e vicini, alla nostra salute, e far la buona Pasqua. Qua, gnà Camilla e anche voi, zia Filomena!
ZIA FILOMENA Vengo, vengo.
Entra in casa a lasciare la mantellina e torna subito.
GNÀ LOLA Vi ringrazio, compare Turiddu, ma sete non ne ho.
TURIDDU Non mi fate quest'affronto comare!… Allora vuol dire che siete in collera con me?…
GNÀ LOLA Per quale motivo dovrei essere in collera con voi?
TURIDDU Questo dico io: per qual motivo dovreste essere in collera con me che non vi ho fatto nulla?… E poi il giorno di Pasqua ha da essere come il bucato, se abbiamo dei torti l'un coll'altro. Ora manderemo a chiamare compar Alfio vostro marito, e ha da bere con noi lui pure.
ZIO BRASI (avvicinandosi). Allegria! Allegria!
COMARE CAMILLA A queste allegrie vi ci trovate sempre voi!
Ripiega la mantellina e se la mette sul braccio
TURIDDU (chiamando verso l'interno della bettola). O madre! Che ne avete ancora di quel buono?
GNÀ NUNZIA (s'affaccia brontolando). Sì, di quel buono che dovevi portar oggi da Francofonte!…
TURIDDU Via, via, oggi ch'è Pasqua! Non mi fate il muso lungo anche voi. Vi spiegherò più tardi. Vedete gli amici qui che aspettano?
ZIA FILOMENA O gnà Nunzia, a questa vendita oggi non ci guadagnate nulla!
TURIDDU Pago io, pago io coi miei denari!
La gnà Nunzia rientra.
ZIO BRASI Chi ne ha ne spende!
GNÀ LOLA Chi sa quante ne avete fatte di queste galanterie colle donne di laggiù, fuorivia, mentre eravate soldato! Si vede che ci avete pratica!
TURIDDU Ma che donne! Ma che donne! Io la testa l'avevo sempre qui, al mio paese.
COMARE CAMILLA Questa poi andate a contarla ai morti.
TURIDDU Parola mia, comare Camilla! I bersaglieri, sapete bene, sono come il miele per le donne… con quelle piume. Bel moretto di qua, occhiate che volevano dire dall'altra parte… Ma io non ero di quelli che, dice il dettato, lontan dagli occhi, lontan dal cuore.
GNÀ LOLA O gli uomini! Chi li crede?
TURIDDU Dite le donne, piuttosto! che prima vi fanno mille giuramenti; e poi, quando un povero diavolo se n'è andato lontano, che il cuore l'ha lasciato via, e la testa anche, e non mangia, e non dorme più, pensando sempre a una cosa, tutt'a un tratto gli arriva come una schioppettata la notizia: - Sai? la tale si marita! - Come se vi pigliasse un accidente!
ZIA FILOMENA Matrimoni e vescovati dal cielo destinati.
GNÀ LOLA Voi che ci credete? Che ci credete che pensano sempre a una cosa quando son via, in mezzo alle altre donne? e non le guardano neppure? Lo volete vedere che subito poi si mettono il cuore in pace colla prima che gli capita?
TURIDDU Scusate, scusate…
GNÀ NUNZIA (tornando col boccale e un bicchiere). Di quello che c'è rimasto. Colpa sua!
COMARE CAMILLA Allegria! Allegria!
ZIO BRASI Ora s'ha da berci su, come avete detto voi.
TURIDDU L'ho detto e lo faccio. Voi, madre, che non ne volete?
GNÀ NUNZIA No, non ne voglio.
Rientra in casa brontolando.
TURIDDU È in collera perché so io… Vecchi benedetti! che non si vogliono rammentare di quel che hanno fatto in gioventù! Alla vostra salute, gnà Lola! Voi, comare Camilla! Bevete, zio Brasi. Oggi vogliamo uccidere la malinconia.
SCENA VII

Compar Alfio, dalla destra, Turiddu, lo zio Brasi, la gnà Lola, comare Camilla e la zia Filomena.
COMPAR ALFIO Salute alla compagnia.
TURIDDU Venite qua, compar Alfio, ché avete a bere un dito di vino con noi, alla nostra salute l'uno dell'altro.
Colmandogli il bicchiere.
COMPAR ALFIO (respingendo il bicchiere col rovescio della mano). Grazie tante, compare Turiddu. Del vostro vino non ne voglio, che mi fa male.
TURIDDU A piacer vostro.
Butta il vino per terra e posa il bicchiere sul deschetto, Rimangono a guardarsi un istante negli occhi.
ZIO BRASI (Fingendo che qualcuno lo chiami dalla stalla). Vengo, vengo.
TURIDDU Che avete da comandarmi qualche cosa, compar Alfio?
COMPAR ALFIO Niente, compare. Quello che volevo dirvi lo sapete.
TURIDDU Allora sono qui ai vostri comandi.
La zio Brasi di sotto la tettoia fa segno a sua moglie di andarsene a casa. Comare Camilla via.
GNÀ LOLA Ma che volete dire?
COMPAR ALFIO (senza dar retta alla moglie e scostandola col braccio). Se volete venire un momento qui fuori, potremmo discorrere di quell'affare in libertà.
TURIDDU Aspettatemi alle ultime case del paese, che entro in casa un momento a pigliar quel che fa bisogno, e son subito da voi.
Si abbracciano e si baciano. Turiddu gli morde lievemente l'orecchio.
COMPAR ALFIO Forte avete fatto, compare Turiddu! e vuol dire che avete buona intenzione. Questa si chiama parola di giovane d'onore.
GNÀ LOLA O Vergine Maria! Dove andate, compar Alfio?
COMPAR ALFIO Vado qui vicino. Che te ne importa? Meglio sarebbe per te che non tornassi più.
ZIA FILOMENA (s'allontana balbettando). O Gesummaria!
TURIDDU (chiamando in disparte compar Alfio). Sentite, compar Alfio, come è vero Dio so che ho torto, e mi lascerei scannare da voi senza dir nulla. Ma ci ho un debito di coscienza con comare Santa, ché son io che l'ho fatta cadere nel precipizio; e quant'è vero Dio, vi ammazzerò come un cane, per non lasciare quella poveretta in mezzo alla strada.
COMPAR ALFIO Va bene. Voi fate l'interesse vostro.
Via dalla viottola in fondo a destra.
SCENA VIII

Turiddu e la GNÀ LOLA
GNÀ LOLA O compare Turiddu! In questo stato mi lasciate anche voi?
TURIDDU Non ci ho più nulla a fare con voi. Adesso è finita fra noi due. Non avete visto che ci siamo abbracciati e baciati per la vita e per la morte con vostro marito? O madre.
GNÀ NUNZIA (affacciandosi). Che c'è ancora?
TURIDDU Vado per un servizio, madre. Non ne posso fare a meno. Datemi la chiave del cancello, che esco dall'orto per far più presto. E voi, madre, abbracciatemi come quando sono andato soldato, e credevate che non avessi a tornar più, ché oggi è il giorno di Pasqua.
GNÀ NUNZIA O che vai dicendo?
TURIDDU Dico così, come parla il vino, che ne ho bevuto un dito di soverchio, e vado a far quattro passi per dar aria al cervello. E se mai… alla Santa, che non ha nessuno al mondo, pensateci voi, madre.
Entra in casa.
SCENA IX

La gnà Nunzia attonita; la gnà Lola in gran turbamento; Comare Camilla che fa capolino dalla cantonata; la zia Filomena sull'uscio di casa; lo zio Brasi presso la tettoia.
GNÀ NUNZIA O cosa vuol dire?
ZIO BRASI (accostandosi premuroso). Gnà Lola, tornate a casa, tornate!
GNÀ LOLA (turbatissima). Perché devo tornare a casa?
ZIO BRASI Non sta bene in questo momento che vi troviate qui, in piazza! Se volete essere accompagnata… Tu, Camilla, resta qui con comare Nunzia, se mai.
ZIA FILOMENA (avvicinandosi). O Gesummaria! Gesummaria!
GNÀ NUNZIA Ma dov'è andato mio figlio?
COMARE CAMILLA (accostandosi all'orecchio di suo marito). O ch'è stato?
ZIO BRASI (piano). Non hai visto, sciocca, quando gli ha morsicato l'orecchio? Vuol dire, o io ammazzo voi, o voi ammazzate me.
COMARE CAMILLA O Maria Santissima del pericolo!
GNÀ NUNZIA (sempre di più in più smarrita). Ma dov'è andato mio figlio Turiddu? Ma che vuol dire tutto questo?
GNÀ LOLA Vuol dire che facciamo la mala Pasqua, gnà Nunzia! E il vino che abbiamo bevuto insieme ci andrà tutto in veleno!
PIPPUZZA (accorre dal fondo gridando). Hanno ammazzato compare Turiddu! Hanno ammazzato compare Turiddu!
Tutti corrono verso il fondo vociando; la gnà Nunzia colle mani nei capelli, fuori di sé. Due carabinieri attraversano correndo la scena.

Cala la tela.