Resident Evil 5

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Written on 10:42 by Anonimo

Ottimo gioco della capcom...molto bello di grafica e l ambientazione originale africana..ritroviamo chris redfield una vecchia conoscenza del panorama di Resident Evil e troveremo altri 2 personaggi conosciuti all interno del gioco.....lo sto finendo e molto bello e mi stà intrigando la grafica e ottima i nemici sono molti e difficili da battere....una cosa aggiuntiva nella famosa serie horror e la partner la bella e sensuale Sheva che aiuta il nostro protagonista per tutto il gioco....la cosa negativa e che il 5 capitolo di questo bellissimo gioco perde ancora dopo il 4 l effetto caratteristico ovvero il clima horror e l effetto horror che caraterizzava i capitoli precedenti...ormai il gioco e + azione e fanrascienza che quell horror che metteva i brividi (paesaggio buio lugubre città deserta semidistrutta e canzoncine tristi e angoscianti) chi e amante della serie rimarrà deluso per le scarse scene di horror ma sarà allo stesso tempo soddisfatto per la trama e l ambientazione del gioco....gioco secondo le mie idee e un gioco che và comprato amanti o no del genere

Corso rapido di cinematografia

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Written on 10:35 by Anonimo

Tutto nasce da una buona idea. Può trattarsi di una presa di posizione, una descrizione, un'affermazione concreta, un argomento o una richiesta. Puoi scoprirla da solo o fartela suggerire da amici, da un'azienda o da uno sponsor.

Come prima cosa, dovresti porti due domande?

1. Chi vedrà questo filmato?
2. Di cosa tratta questo filmato?


Sinossi e sceneggiatura

La sceneggiatura di un filmato è la sua base scritta, una sorta di manuale a cui è sviluppata l'idea del film. La sceneggiatura si può stendere in modo informale o scrivere con grande precisione, in base al tipo di argomento e alla serietà del lavoro. Chi realizza filmati per hobby preferisce di solito riprendere spontaneamente senza sceneggiatura. La struttura dei suoi filmati si sviluppa durante le riprese.

Non tutti i filmati quindi richiedono di preparare una sceneggiatura, che sarebbe un'eccessiva complicazione per molti progetti. Malgrado questa considerazione, non è una cattiva idea considerare con attenzione cosa si desidera ottenere dal prodotto finale. A questo scopo può essere estremamente utile una breve sinossi di tutte le scene pianificate e delle loro ambientazioni. Passare da una sinossi a una sceneggiatura completa è piuttosto rapido. Una buona sceneggiatura è sempre utile e le migliori, più dettagliate e più apprezzate nascono con una prima stesura di base.


Strumenti cinematografici

Se hai un'idea e una pianificazione delle riprese (sinossi), il tuo prossimo compito sarà tradurre la fantasia nel linguaggio cinematografico. Devi cioè considerare con quali mezzi cinematografici verrà realizzato il tuo filmato. Gli strumenti cinematografici più importanti sono:

Trama e continuità filmica
Utilizzo della telecamera
Impostazioni
Scene e tagli
Sonoro
Titoli
Illuminazione
Dagli schemi di azione e dalla traduzione nella lingua del film nasce poi, se richiesta, una sceneggiatura dettagliata.



Continuità

Tieni sempre a mente l'interesse degli spettatori. Mantieni alto il loro livello di attenzione e guidali con cura alla conclusione del filmato.

All'inizio, puoi attrarre l'attenzione dello spettatore con un esordio spettacolare. Poi, dovrai mantenerla con un metodo logico ed efficace. Il successo del filmato nel suo insieme, però, non dipende solo da una trama interessante. Molte brevi sequenze all'interno del filmato creano una narrazione più convincente. Riprendi sempre delle sequenze complete, con un inizio e una fine. Se mostri il guidatore dietro al volante, riprendilo anche mentre entra nel veicolo, al suo arrivo e quando scende, giunto a destinazione. Le azioni complete sono più facili da capire. La confusione nasce soprattutto da:

Organizzazione illogica o temporaneamente sbagliata delle scene: dei passanti con l'ombrello non si integrano bene in una giornata di sole.
Scene troppo brevi (regola pratica: le scene di durata inferiore ai tre secondi sono di solito tropo brevi)
Motivi contradditori in scene vicine
Salti di scena: una persone che inizia la scena trovandosi sulla destra dell'immagine e poi compare sulla sinistra.
Troppe panoramiche diverse, che non si dovrebbero mostrare in un sequenza (a meno che non siano nella stessa direzione e alla medesima velocità).
Utilizzo delle telecamera

Regola numero 1: tieni ferma la telecamera! Usa un sostegno per la spalla, un sostegno a terra o meglio ancora un leggero treppiede quando effettui riprese telescopiche con una distanza focale superiore a 25 mm per evitare riprese mosse.
Cambia prospettiva di tanto in tanto! Abituati a girare qualche volta inginocchiato, sdraiato, o dall'altro. I bambini e gli animali andrebbero sempre ripresi alla loro altezza, mentre le facciate degli edifici interessanti andrebbero riprese dal basso
Fai molte riprese ravvicinate ( visi, mani, fiori, frutta, poster, cartelli stradali ecc.). Avvicinati all'oggetto con la telecamera piuttosto che con il teleobiettivo.
Inizia con un campo lungo o medio, per passare a un tutto campo o a un campo medio seguiti dal maggior numero possibile di riprese ravvicinate. Usa la tecnica "campo/controcampo". Per esempio: riprendi prima un oggetto dall'esterno (per esempio un autobus che avanza) poi fai un controcampo dall'interno (con il guidatore dell'autobus). Un altro esempio è riprendere un visitatore in piedi davanti alla porta di una casa (campo) e poi inquadrarlo dall'interno della casa, mentre varca la porta e la chiude (controcampo).
Utilizza delle soluzioni cinematografiche per i cambi di tempo o località! Crea transizioni tra i diversi ambienti e usa, per esempio, un primo piano per passare da un momento temporale a un altro.
Non usare insieme riprese con movimenti della telecamera diversi. Le riprese panoramiche e le zoomate dovrebbero sempre essere separate da inquadrature con prospettive diverse.
Utilizza primi piani ripresi da angolazioni diverse durante i dialoghi. Sposta la telecamera! L'angolazione della telecamera dovrebbe variare di almeno 45 gradi.
Cambia la lunghezza di un campo più spesso se stai riprendendo degli edifici
Inserisci dei tagli quando gli attori si spostano. Lo spettatore viene distratto dal movimento e raramente nota i tagli.
Usa tagli fluidi ed evita di saltare alle scene nuove.
Le scene con poco movimento riprese dalla stessa prospettiva dovrebbero essere brevi. Le riprese con movimenti più rapidi possono essere più lunghe.

Lunghezza di campo

Quanto vediamo sullo schermo di una persona o di un oggetto è largamente determinato dalla lunghezza di campo adottata durante le riprese del filmato. Un elemento fondamentale per il modo in cui lo spettatore percepisce il tuo filmato è l'impressione che dai della distanza tra la telecamera e l'oggetto ripreso. Lo spettatore tende a fare riferimento alle sue esperienze quotidiane e a trasferirle nel film. Se lo spettatore vede un primo piano di un viso, sa che il volto è molto vicino. Se delle persone sono inquadrate come piccole figure all'orizzonte, è evidente che sono lontane. Abbiamo suddiviso le inquadrature da molto ravvicinate a molto distanti in otto categorie:

Campo lunghissimo

Questa lunghezza di campo non inquadra i dettagli. Spesso è usata all'inizio o alla fine di una sequenza d'azione per ottenere un cambio di atmosfera. Tipicamente inquadra soggetti come paesaggi, tramonti, profili di città e altre scene di ampio respiro. I film western spesso usano questa tecnica con nubi di polvere all'orizzonte e l'eroe che si allontana verso il tramonto. Questa rappresentazione simbolica è solitamente rafforzata dalla colonna sonora.

Campo lungo

Il campo lungo dà allo spettatore una panoramica di cosa sta succedendo e lo aiuta a orientarsi. Si basa sull'azione. Il campo lungo di una casa seguito dall'inquadratura di una persona su un tetto informa lo spettatore della posizione di questa persona. Questa tecnica può essere invertita con un effetto analogo, passando dal dettaglio in primo piano al campo lungo. Entrambe le tecniche possono preparare a un cambiamento di tempo o di località.

I campi lunghi contengono più dettagli, quindi dovrebbero essere leggermente più lunghi delle altre riprese.

Campo medio

Nel campo medio la distanza dallo spettatore è ancora abbastanza elevata. Inquadra le persone dalla testa ai piedi e permette agli spettatori di seguire completamente le loro azioni. Il linguaggio del corpo può essere facilmente interpretato, ma si perdono le espressioni del volto.

Piano americano/piano medio

Questi due piani sono solo leggermente diversi: il piano americano mostra l'attore dalla coscia alla testa, quello medio dalla vita in su. I piani medi vengono spesso usati per presentare il confronto diretto tra due attori, in quanto si vedono i movimenti delle mani.

Primo piano medio

Questa impostazione corrisponde all'incirca all'immagine a mezzo busto di una persona. E' la classica inquadratura da giornalista televisivo: dal torace in su. Le espressioni del volto si vedono chiaramente.

Primo piani/Primissimo piano

I primi piani mostrano una parte abbastanza ridotta di una scena, come il volto di un attore, in grande dettaglio, in modo che riempia lo schermo. I primi piani mostrano la testa e le spalle. I primissimi piani mostrano dalla fronte al mento.

I primi piani focalizzano l'attenzione sulle emozioni o le reazioni di un personaggio, e vengono a volte utilizzati nelle interviste per mostrare delle persone in uno stato emotivo particolare, di dolore o gioia. Nelle interviste, l'uso dei primissimi piani può enfatizzare la tensione dell'intervistato e suggerire che stia mentendo o si senta in colpa.

I primissimi piani si usano raramente con figure pubbliche importanti.

Con molte riprese in primo e primissimo piano puoi scoprire e presentare i dettagli del tuo film! Le riprese in primo piano sono particolarmente interessanti su un piccolo schermo televisivo, che diventa subito pieno. Quanti meno elementi vengono presentati contemporaneamente, tanto più ridotte sono le possibilità di distrazione dello spettatore. Inoltre nelle riprese in primo e primissimo piano è possibile impostare gli effetti con maggior precisione.

Scene e tagli


Varie riprese della stessa scena

Riprendi il tuo argomento da più angolazioni possibili. Avrai cosi più possibilità di scelta per montare una sequenza di immagini interessante sul PC. Mostra sia il guidatore che la macchina che guida. Non riprendere solo chi parla, ma anche chi ascolta e le sue reazioni, poi combina i diversi aspetti della scena.

La cosa migliore è creare una sorta di magazzino di materiale, con brevi riprese da diverse prospettive, con rapporti di luce differenti ecc.

Panoramica

Le panoramiche servono in particolar modo a trasmettere la sensazione del paesaggio. Le riprese panoramiche di solito durano tra i 2 e i 4 secondi.

Le panoramiche cominciamo con ca. 2-3 sec. di ripresa fissa sull'immagine di partenza e finiscono con ca. 2-4 sec di ripresa sull'immagine finale. Tra l'immagine di partenza e quella finale la camera si muove lentamente, senza sbalzi e con velocità costante.

Regola generale: non cominciare troppo presto e non finire troppo tardi! Mai interrompere una panoramica!

Puoi eseguire panoramiche orizzontali e verticali. Sono possibili anche panoramiche combinate. Esegui comunque sempre le panoramiche principalmente in una sola direzione.

Prova a sperimentare con diverse registrazioni, utilizza un cavalletto adeguato e scegli poi durante il montaggio la panoramica migliore.

Zoom

Quando si zooma sul soggetto la telecamera non si muove. Solitamente nella pratica cinematografica un uso limitato degli zoom è sinonimo di un capaci riprese con la telecamera. Anche qui quindi vale questa regola. Cerca prima di impostare al meglio il giusto segmento di immagine, regola la messa a fuoco poi inizia a filmare!

Transizioni

Le transizioni portano da una scena all'altra e possono creare tensione. Possono anche comunicare un significato, come il passaggio del tempo. Creare una transizione tra due scene invece che inserirvi un taglio secco può a volte essere efficace, ma bisogna evitare di utilizzare troppo questa tecnica: usala con parsimonia.

Le transizioni si dividono in tre tipi:

Basate sull'azione, per cui la transizione rimane all'interno della scena
Neutre (come il primo piano di un oggetto vicino) o
Esterne, che mostrano qualcosa di completamente slegato dalla scena
Le transizioni servono a sottolineare i passaggi filmici e devono essere adatte alla situazione.

Tagli

I tagli sono il metodo più semplice ed elementare per unire due scene: il passaggio diretto da una ripresa all'altra senza l'utilizzo di alcune tecnica o effetto. Di solito è considerato il tipo più diretto di transizione, sia tra due scene sia tra diverse angolazioni in una scena.

I tagli possono comunicare un significato, come un cambio di ambientazione o di tempo. Se sono effettuati male possono confondere lo spettatore.

Ci sono diversi tipi di tagli. Ecco un elenco dei più utilizzati:

Montaggio per motivazione: un taglio effettuato in un punto per cui ciò che è appena successo porta lo spettatore a desiderare di vedere subito qualcos'altro. Esempio: un uomo ha una discussione telefonica e nella scena successiva esce infuriato dalla casa.
Jump Cut o falso raccordo: passaggio improvviso da una scena a un'altra che può essere usato deliberatamente per ottenere un effetto incisivo, per esempio inquadrando due macchine che si avvicinano a un incrocio da direzioni diverse.
Montaggio per associazione: tramite un determinato ordine delle scene durante la visione viene scuscitata una associazione corrispondente. Il vero messaggio non viene tuttavia espresso esplicitamente o mostrato. Esempio: si vede un uomo che gioca alla lotteria e nella scena successiva lo si vede comprare una macchina costosa.
Montaggio incrociato: un taglio da una situazione a un'altra. Per esempio, invece di mostrare il sangue e i dolori del parto, riprendere il bocciolo di un fiore che sboccia.
Montaggio per contrasto: due scene palesemente diverse vengono montate insieme, per sottolineare allo spettatore una contraddizione. Esempio: un turista sdraiato sulla spiaggia, nella scena successiva ci sono dei mendicanti.
Montaggio per analogia: varie immagini con elementi in comune vengono mostrate insieme. Per esempio: un pallone da calcio e il globo terrestre, una rosa rossa e un vestito dello stesso colore ecc..
Sonoro

L'attenta organizzazione del sonoro, con registrazioni originali, canzoni, musica d'atmosfera, commenti o rumori di sottofondo, svolge un ruolo importante nella creazione di un filmato, contribuendo ad attribuirgli nuovi significati.


Commento audio

Un breve commento informativo è spesso molto utile allo spettatore.

La voce dovrebbe suonare naturale, quindi evita di leggere il testo mentre lo registri, in quanto l'effetto che ne risulta sarebbe poco spontaneo.

Lo scopo del commento non è solo di ribadire le informazioni che lo spettatore sta vedendo sullo schermo, ma anche di aggiungerne di nuove, come dei contenuti emotivi o delle informazioni secondarie.

Le immagini dovrebbero infatti parlare da sole. Tutto quello che lo spettatore riconosce visivamente non deve essere commentato oralmente.

Registrazione dell'audio originale

L'audio originale non dovrebbe mai essere eliminato completamente da un filmato: di solito, senza l'audio una ripresa appare sterile e meno autentica. Il commento dovrebbe essere fuso all'audio originale in modo che anche quest'ultimo si possa sentire. Comunque bisognerebbe smorzare i rumori di sottofondo indesiderati (come un forte vento o degli aeroplano).

Musica

Non sottovalutate mai l'effetto della musica in un filmato. E' spesso cruciale per suscitare una risposta emotiva e aggiungere il tocco finale alla tua opera. Il brano selezionato deve essere adatto al filmato.


Testi

I testi, come i commenti, aggiungono un nuovo livello di comunicazione al filmato. Devono essere interessanti e informativi e non distrarre lo spettatore dell'azione. Ecco alcuni suggerimenti su come integrare del testo nei filmati:

I titoli dovrebbero essere brevi in modo che si possa leggere facilmente il testo a schermo.
Bisognerebbe scrivere i titoli con caratteri grandi e facilmente leggibili. Come regola pratica, lo spettatore dovrebbe riuscire a leggere due volte un testo che compare con una dissolvenza. Le combinazioni di colore di sfondo e testo che seguono sono facili da leggere: bianco/rosso, giallo/nero, bianco/verde. Il testo bianco su sfondo nero può dare problemi. Alcuni sistemi non gestiscono contrasti superiori a 1:40 e non riescono a visualizzare in dettaglio questi testi.
I testi che entrano in dissolvenza devono rimanere visualizzati abbastanza a lungo da poter essere letti con calma. Per un testo di 10 lettere, sono necessari circa 3 secondi. Per ogni gruppo di 5 lettere in più aggiungi un secondo.
Ultimo suggerimento: non devi sempre scrivere il testo con un word processor. Le scritte che puoi riprendere nel mondo reale, su cartelli, locandine, ecc. offrono molte possibilità interessanti.

Illuminazione


Una delle differenze principali tra un filmato professionale e uno amatoriale consiste nell'illuminazione. Vale la pena da investire molto sia in termini di tempo che economici per ottenere un risultato ottimale. Si possono comunque raggiungere dei buoni risultati anche con un'improvvisazione ragionata.

Riprese sul set (in interni)

Fonti di luce: le riprese in interni non possono mai essere illuminate abbastanza. I professionisti spesso illuminano le loro scene con più di 10.000 watt. Un appassionato non può raggiungere questi livelli semplicemente perché di solito il suo impianto non eroga una simile potenza.

Non mescolare la luce naturale e artificiale! Prova a riprendere una volta una persone con la luce di una finestra e poi di nuovo con una fonte di luce artificiale: la differenza è sostanziale. Puoi ridurre questo effetto usando un filtro blu. Spesso è più semplice chiudere le tende e usare solo la luce artificiale.

I dilettanti spesso utilizzano delle luci alogene economiche, come quelle che si usano nei cantieri edili. I tubi fluorescenti sono più consigliabili, perché hanno una buona efficienza, sfruttano una minore potenza e generano meno calore. Inoltre producono una luce diffusa che non abbaglia: possono dare dei buoni effetti sui volti. L'illuminazione si può aumentare usando gli specchi.

Luce diffusa: l'illuminazione diffusa è la difficile arte di posizionare delle fonti di luce adatte alla telecamera. Teoricamente, si usano tre tipi di fonti luminose: la luce principale, la luce secondaria e la luce posteriore.

Luce principale: la luce principale rappresenta sempre la fonte di luce primaria. Dovrebbe sempre essere posizionata in modo da sembrare naturale allo spettatore e da non portarlo a porsi domande come " perché la luce viene da sinistra se le finestre sono sulla destra?".

Luce secondaria: in base all'angolazione da cui sono illuminate, le superfici degli oggetti e dei volti possono avere ombre troppo dure. Per bilanciare l'illuminazione e creare delle ombreggiature realistiche si usa una luce secondaria, di solito posizionata sul lato opposto della telecamera rispetto alla luce principale.

Luce posteriore: illumina l'oggetto da dietro, creando un alone romantico attorno alle figure. Fai attenzione a non puntarla direttamente verso la telecamera.

Altre sorgenti di luce: spesso vengono impiegate anche altri fonti di luce meno dominanti, per porre degli accenti di luce sullo sfondo o nella scenografia. Questo è possibile anche con delle normali lampadine avvolte con della carta per limitarne la potenza.

Riprese in esterni

Dato che devi adattarti alle condizioni di luce presenti, è importante lasciar passare più breve possibile il tempo tra la prima e l'ultima ripresa di scena.

Le ombre causate da una forte luce solare possono essere un problema. Dato che i proiettori di luce soffusa sono meno efficaci nelle giornate di sole, si usano dei riflettori per aumentarne l'illuminazione: sostanzialmente , si tratta di grosse lastre di fogli di alluminio increspati. Non richiedono alimentazione elettrica e sono ideali per le riprese a basso costo.

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Uso corretto delle inkjet per risparmiare inchiostro

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Written on 12:43 by Anonimo

Molto spesso non ci rendiamo conto di come la nostra stampante inkjet consumi tanto inchiostro.
La prima causa è di sicuro il consumo dovuto all'accensione della stessa,ogni volta che viene accesa infatti viene riscaldata la testina di stampa perchè sia pronta all'uso. Molti però commettono l'errore di accenderla anche quando non la usano,e questo comporta già da sè un consumo inutile.
altra grande cosa cui non si bada,quando si stampa del testo è la capacità d'assorbimento della carta. senza entrare in dettagli troppo tecnici,stampate del testo e controllate i bordi dei singoli caratteri.
bene,se questi presentano delle sbavature minime sui bordi,vuol dire che c'è troppo inchiostro per il tipo di carta.
per settare in maniera adeguata la stampa dovrete solo andare sulla scheda "proprietà" della stampante che permette la configurazione delle opzioni di stampa. Lì dovrete andare sulla scheda qualità e cercare un parametro che sia al di sotto del "normale" o "carta comune" di solito indicato. sulle Canon pixma c'è la scheda che permette di regolare manulamente l'opzione qualità di stampa,mettendo la spunta su retino e aumentando la velocità,le stampe saranno perfette,ma soprattutto risparmierete moltissimo inchiostro.
provate e vedrete che anche il testo stampato risulterà preciso,di un nero meno carico.
buon risparmio! (io con la mia pixma 4200,con cartuccia 5 del nero ho stampato quasi 2000 fogli A4 per la tesi di laurea.........fate il conto voi!

ACQUISTARE ONLINE UN CAPO DI ABBIGLIAMENTO

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Written on 10:54 by Anonimo

Salve a tutti;questo è un semplice promemoria per indirizzare gli acquirenti in rete a un acquisto ottimale, si tratti di prodotti di abbigliamento nostri o di altri venditori sulla piattaforma Ebay, Questo promemoria-lampo vi sembrerà banale ma vi invitiamo a ricordare sempre queste semplici regole perchè spesso vengono dimenticate o ignorate da molti acquirenti,sopratutto se nuovi. Se avete dei dubbi contattateci...e buona lettura!

QUALITA',COLORE COMPOSIZIONE E MISURE DELL'OGGETTO: Il limite principale dell'acquisto online è da sempre il fatto di non poter toccare l'oggetto se non dopo averlo ricevuto. Se hai dei dubbi su taglia colore e grammatura dei tessuti contatta il venditore ponendogli i tuoi dubbi, ricordati che nel caso dell'abbigliamento la vestibilità è anche e sopratutto un fattore soggettivo (c'è chi ama indossare largo,chi invece il contrario) e che molte aziende adottano un criterio di vestibilità proprio, se la tua taglia ad esempio è la M per una determinata marca non è detto che sia la stessa acquistando una marca differente. in qualunque caso fidati eclusivamente delle misure riportate in centimetri e fai una comparazione con dei capi già in tuo possesso usando proprio un semplice misuratore in centimetri (ve ne sono vari e costano davvero pochissimo),chi adotta questo criterio non sbaglia mai l'acquisto e continua a comprare online. Come venditori possiamo dare dei suggerimenti conoscendo le aziende che trattiamo ma la verifica della vestibilità dipende esclusivamente da chi sceglie il prodotto,questo perchè noi in qualunque caso non indossiamo mai i capi. FOTOGRAFIE E OGGETTO DAL VIVO: per riprodurre ed esaltare le qualità del prodotto in foto è possibile che talvolta vengano usati dei dispositivi di luce artificiale,il limite di questi dispositivi è che a volte la reale colorazione della tinta dell'oggetto non viene perfttamente riprodotta. Privilegia i venditori che inseriscono più foto dei loro oggetti,nel caso di capi di abbigliamento verifica che siano stati riprodotte le tre principali angolature: il fronte il retro e anche i fianchi del capo. Ricerca anche i particolari di tuo interesse,generalmente vengono inseriti dai venditori nelle ultime foto del prodotto. Anche in questo caso se hai dei dubbi contatta il venditore,se è disponibile a darti informazioni aggiuntive sul prodotto vuol dire che il capo è in suo possesso, in qualunque caso diffida da chi non ti invia una risposta perchè in questo caso è facile che il venditore stia lavorando in "drop-shipping" ovvero per conto di qualcun'altro senza essere realmente in possesso dell'oggetto in vendita (acquisto solo su reale venduto).

Abbinare vino e cibo.

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Written on 10:43 by Anonimo

Abbinare un vino a un cibo, o viceversa, significa realizzare un matrimonio tra due prodotti distinti in modo
che entrambi risultino avvantaggiati dalla loro unione, esaltandone le caratteristiche organolettiche degli
stessi, nonché il gusto e il piacere di ognuno e la loro qualità.
Bisogna però ricordare che vino e cibo non si fondono immediatamente insieme, tanto è vero che essi
vengono consumati, pur essendo tutti e due a tavola, prima uno e poi l’altro; ovvero, dopo qualche boccone
di buon cibo, un bel sorso di un buon vino: ma entrambi separati. Prima uno e poi l’altro, altrimenti si fa del
tutto un pastone.
Per formare i migliori abbinamenti tra cibo e vino è necessario possedere un metodo e delle regole, almeno
di base, altrimenti inneschiamo quello che viene definito - “disordine alimentare” - con tutte le conseguenze
negative che esso può comportare.

Le regole di massima per abbinare vini e cibi :

La Prima regola da considerare e quella che è si vero che esistono delle “leggi” generali per realizzare un
giusto abbinamento, ma che è però altrettanto vero che non si tratta di una scienza perfetta e incontestabile a
cui ci si deve attenere; una pietanza così per un determinato vino, dipendono sempre da come è stato
realizzato e da chi è stato prodotto e infine, non per ultimo, da chi è in quel momento sta degustando (Voi!).

La Seconda regola è quella che in presenza di due prodotti (cibo e vino) il giusto abbinamento è quello di
riuscire a massimizzare il piacere di entrambi, realizzando così il miglior accoppiamento.

La Terza regola da tenere in considerazione è quella di evitare contrapposizioni tra i portatori dei differenti
gusti: quelli del cibo e quelli del vino. Pietanze dagli aspri sapori non si combinano con vini dalle aspre
sensazioni organolettiche; fanno a pugni. A piatti dai forti sapori vanno abbinati vini equilibrati ed salubri
dalla avvolgente piacevolezza, mentre, per piatti delicati, vanno abbinati vini delicati ed armoniosi.

La Quarta regola è quella che mentre per un piatto di bassa qualità si può abbinare un grande vino e rende
più piacevole la tavola, non è così per un grande pranzo o grande cena, con un vino scadente.

La Quinta regola è quella di dare un ordine all’abbinamento procedendo così: abbinate il pranzo o la cena,
con il vino o con i vini che sceglierete; ovvero, scegliete il VINO ed abbinate il CIBO e non viceversa. Se si
fa la scelta di più vini, la sequenza migliore è, prima i vini bianchi giovani, poi vini bianchi più consistenti e
robusti. Poi si può passare ai vini rossi non troppo impegnativi ed a seguire, vini rossi maggiormente
possenti e longevi. Abbinate così le pietanze che sceglierete e che riterrete all’altezza di questi vini ed a
queste regole base. Potete anche scegliere il vino che riterrete meritevole di abbinare per tutto il pasto, così
per un vino bianco, che per un vino rosso, oppure ancora con uno spumante italiano. Altrettanto vale per la
Pizza, la Piadina, le Bruschette e i Toast; abbinate vini bianchi o rossi piacevoli e fruttati, sposateli con le
bollicine Italiane e sarà una vera goduria sensitiva. Nella scelta del vino, accertatevi sempre chi è il
produttore che andrete a preferire; badate a quello che ce nella bottiglia e nel bicchiere, perché la
QUALITA’ del bere è essenziale alla tutela della vostra salute e della persona a voi cara.

La Sesta regola è quella di informarvi sul vino. Leggete sempre.

La Settima regola è quella che il rapporto vino cibo è un rapporto di qualità e non di quantità; tanto più un
vino e un cibo sono di qualità, tanto più sarà piacevole stare a tavola consapevolmente, senza abusare;
suggeriamo le quantità massime di vino per pasto che sono di due bicchieri per i maschi e uno per le
femmine.

Abbinare vino e cibo.

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Written on 10:43 by Anonimo

Abbinare un vino a un cibo, o viceversa, significa realizzare un matrimonio tra due prodotti distinti in modo
che entrambi risultino avvantaggiati dalla loro unione, esaltandone le caratteristiche organolettiche degli
stessi, nonché il gusto e il piacere di ognuno e la loro qualità.
Bisogna però ricordare che vino e cibo non si fondono immediatamente insieme, tanto è vero che essi
vengono consumati, pur essendo tutti e due a tavola, prima uno e poi l’altro; ovvero, dopo qualche boccone
di buon cibo, un bel sorso di un buon vino: ma entrambi separati. Prima uno e poi l’altro, altrimenti si fa del
tutto un pastone.
Per formare i migliori abbinamenti tra cibo e vino è necessario possedere un metodo e delle regole, almeno
di base, altrimenti inneschiamo quello che viene definito - “disordine alimentare” - con tutte le conseguenze
negative che esso può comportare.

Le regole di massima per abbinare vini e cibi :

La Prima regola da considerare e quella che è si vero che esistono delle “leggi” generali per realizzare un
giusto abbinamento, ma che è però altrettanto vero che non si tratta di una scienza perfetta e incontestabile a
cui ci si deve attenere; una pietanza così per un determinato vino, dipendono sempre da come è stato
realizzato e da chi è stato prodotto e infine, non per ultimo, da chi è in quel momento sta degustando (Voi!).

La Seconda regola è quella che in presenza di due prodotti (cibo e vino) il giusto abbinamento è quello di
riuscire a massimizzare il piacere di entrambi, realizzando così il miglior accoppiamento.

La Terza regola da tenere in considerazione è quella di evitare contrapposizioni tra i portatori dei differenti
gusti: quelli del cibo e quelli del vino. Pietanze dagli aspri sapori non si combinano con vini dalle aspre
sensazioni organolettiche; fanno a pugni. A piatti dai forti sapori vanno abbinati vini equilibrati ed salubri
dalla avvolgente piacevolezza, mentre, per piatti delicati, vanno abbinati vini delicati ed armoniosi.

La Quarta regola è quella che mentre per un piatto di bassa qualità si può abbinare un grande vino e rende
più piacevole la tavola, non è così per un grande pranzo o grande cena, con un vino scadente.

La Quinta regola è quella di dare un ordine all’abbinamento procedendo così: abbinate il pranzo o la cena,
con il vino o con i vini che sceglierete; ovvero, scegliete il VINO ed abbinate il CIBO e non viceversa. Se si
fa la scelta di più vini, la sequenza migliore è, prima i vini bianchi giovani, poi vini bianchi più consistenti e
robusti. Poi si può passare ai vini rossi non troppo impegnativi ed a seguire, vini rossi maggiormente
possenti e longevi. Abbinate così le pietanze che sceglierete e che riterrete all’altezza di questi vini ed a
queste regole base. Potete anche scegliere il vino che riterrete meritevole di abbinare per tutto il pasto, così
per un vino bianco, che per un vino rosso, oppure ancora con uno spumante italiano. Altrettanto vale per la
Pizza, la Piadina, le Bruschette e i Toast; abbinate vini bianchi o rossi piacevoli e fruttati, sposateli con le
bollicine Italiane e sarà una vera goduria sensitiva. Nella scelta del vino, accertatevi sempre chi è il
produttore che andrete a preferire; badate a quello che ce nella bottiglia e nel bicchiere, perché la
QUALITA’ del bere è essenziale alla tutela della vostra salute e della persona a voi cara.

La Sesta regola è quella di informarvi sul vino. Leggete sempre.

La Settima regola è quella che il rapporto vino cibo è un rapporto di qualità e non di quantità; tanto più un
vino e un cibo sono di qualità, tanto più sarà piacevole stare a tavola consapevolmente, senza abusare;
suggeriamo le quantità massime di vino per pasto che sono di due bicchieri per i maschi e uno per le
femmine.

come installare giochi su samsung SGH e250

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Written on 10:40 by Anonimo

allora per prima cosa ci serve abbiamo bisogno della chiavetta bluettoth oppure 1 usb che ci serviranno dopo.

sul telefono:
1) digitate il codice *#52828378#
2) entrerete in un menù segreto. Selezionate OTA type setting, e poi -> serial bearer OTA
Confermate premendo sul tasto corrispondente a "seleziona" e quindi dopo che appare la
scritta "salvato" lasciate questo menù così com'è e passiamo ad installare il software per
il PC.

al pc:

1)installare SoftickPPP
2)Una volta installato copiate i due file "USBPort.dll" e "UsbSync.dll" ed incollate in c:\programmi\Softick\PPP\Bin oppure dove avrete installato.
3)eseguite il programma UsbSyncInst.exe che si trova c:\programmi\Softick\PPP\Bin.
4)cliccare su RegisterIt.exe e inserite il codice 380A-017K-2EJF-2SEF.
5)Se avete gia installato l'antenna bluetooth allora dovrebbe comparire vicino all'ora. se non avete ancora installato allara installatelo.
6)Ricordate che il bluetooth va attivata dal Menù del cellulare: Menù/Organizer e.../Bluetooth/Attivazione. Volendo selezionate da questo menù Dispositivi autorizzati e fate la ricerca del vostro PC, in questo modo il cellulare permetterà
al pc di inviare file senza richiesta.
7)riavviate il PC
8)Al riavvio avviate il programma Softick PPP: comparirà l'icona in basso a destra accanto all'ora di windows, cliccateci col tasto destro e selezionate SETTINGS.adesso cliccate sull'icona bluetooth che dovrebbe essere sempre accanto all'ora di windows. dopo che avete aperto il programme del bluetthoth andate su strumenti --> configurazioni --> connessione rapide e poi clicate su una delle porte com fate assegnate il vostro dispositivo bluetthoth .
9)torniamo al SETTINGS di softick: Dove dice Bluetooth/Serial segnate con una spunta le 2 porte che avete letto prima.

sul telefono:
1)se siete ancora nel menù segreto bene, altrimenti rientrateci ridigitando il codice di prima (*#52828378# ). Questa volta andate però nella Voce SERIAL TEST.
2)Una volta andati in questa voce non toccate ancora niente. Dovete ADESSO, e solo ADESSO

al pc:
--selezionare cliccando con il tasto destro sull'icona di softick PPP la voce ACTIVATE PPP (se non trovate ACTIVATE PPP allora Fate prima Shutdown PPP e poi di nuovo Activate).

sul telefono:
1)Dal menù segreto di serial test selezionate PPP UP, e poi Bluetooth (se il cellulare non si blocca,
ma ritorna al menù serial test vuole dire che ce l'avete fatta).

Come si installano i giochi allora?
per insallare i giochi ci servono 2 tipi di file jar e jad.

sul pc:
1)aprite "Samsung Java - Uploader.exe"
2)cliccate su ADD e andate nella cartella dove avete scaricato dei file jad e jar compatibili Selezionate il file .jad e fate ok.
sul telefono:
ritornateci nel menù segreto (*#52828378#), e andate in Serial test, Da qui in Download seriale.

HDV, AVCHD e le soluzioni “fuori standard”

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Written on 10:37 by Anonimo

Così come nella ripresa a definizione standard (PAL) anche nel dominio HD s’impone la definizione di uno o più standard cui i produttori si debbano adeguare per lo sviluppo delle proprie macchine. Allo stato attuale, il mercato è conteso tra l’HDV, l’AVCHD e le soluzioni proprietarie fuori standard.

HDV
Standardizzato da un consorzio composto da Canon, Sharp, Sony e JVC, HDV consente la registrazione del video HD sulle comunissime cassette MiniDV, con conseguente possibilità di riutilizzo delle vecchie cassette e, comunque, un risparmio non indifferente. Tra l’altro la durata della registrazione è esattamente identica a quella annunciata sulle cassette MiniDV, nonostante queste la riferiscano alla ripresa standard e non all’alta definizione: tutto ciò è possibile poiché lo standard HDV prevede l’utilizzo dell’Mpeg2, codec che, se al giorno d’oggi non è il più evoluto, è comunque più efficiente del DV usato dalle videocamere a definizione standard. Se i 25 Mb/s del DV sono necessari per registrare video in formato PAL senza introdurre artefatti dannosi, gli stessi 25 Mb/s (da cui dipende lo spazio occupato e quindi la durata del nastro) possono registrare video a 1080i in tutta tranquillità. Le specifiche HDV prevedono i formati 720p e 1080i, mentre per quanto concerne l’audio, le specifiche sono inferiori a quelle del DV classico, prevedendo la necessaria compressione Mpeg I anziché l’audio non compresso PCM. Infine, va segnalato che HDV, usando il collaudatissimo codec Mpeg2, trova facile possibilità di editing e supporto da parte di tutti i principali software di editing esterni.

AVCHD
Nato come derivazione consumer del formato proprietario Sony XDCAM, AVCHD è stato standardizzato nel maggio 2006 da parte di Sony e Panasonic, seguendo fedelmente le specifiche del Blu-ray Disc ma sostituendo il disco di nuova generazione (all’epoca troppo caro) con un più comune DVD registrabile. Poi, il mese successivo il formato è stato esteso a svariati altri strumenti di registrazione quali gli Hard Disk e le carte di Memoria Flash, ma mantenendo le proprie caratteristiche originarie in ambito di registrazione audio e video: il codec video è l’efficientissimo AVC/H.264, mentre per l’audio il PCM non compresso (stereo o multicanale, quest’ultima opzione valida solo per il video SD) o il Dolby Digital, anch’esso stereo o multicanale. A livello di authoring, AVCHD riprende larga parte delle soluzioni adottate nel Blu-ray Disc (pur con alcune differenze significative) permettendo quindi la riproduzione (con eccezioni) del girato mediante i lettori da tavolo standard. Più in dettaglio, lo standard AVCHD supporta video alle risoluzioni di 480/60i (NTSC), 576/50i (PAL), 720p, 1080i e 1080p, anche se le concrete possibilità di filmare in questi formati dipende dal modello che si sta utilizzando. Infine, per quanto concerne le possibilità di editing, fermo restando che le videocamere permettono già qualche operazione non lineare e di authoring, i software che supportano AVCHD non sono pochi, ma data la complessità del codec H.264, è più che consigliabile dotarsi di un PC di ultima generazione, pena grossi rallentamenti e difficoltà nell’editing realtime.

Al di là di queste due grandi famiglie, esistono poi le soluzioni proprietarie, che non ricadono né nell’uno, né nell’altro caso. I produttori non sono per nulla obbligati ad aderire ad uno dei due formati, per cui non è infrequente la disponibilità di macchine “fuori standard” che permettono la cattura di video ed audio di alta qualità in "dialetti" di MPEG2 e MPEG4 non sempre riconosciuti dai comuni programmi di editing. A tal proposito, la non appartenenza ad uno standard ben preciso potrebbe rendere ostico il coordinamento con gli strumenti di editing tradizionali, motivo per cui i produttori solitamente corredano le proprie macchine con del software ad hoc, solitamente di livello consumer. Tra i vari esempi disponibili sul mercato, segnaliamo la nuovissima Samsung VP-HMX20C, una macchina che registra video in H.264 e audio AAC sulla propria memoria interna da 8 GB che può essere facilmente estesa con schede di memoria SD o MMC Plus. In questo modo la macchina non ricade in alcuno degli standard prestabiliti, ma i risultati sono comunque ottimali, garantiti dall’efficienza dei due codec e dalle caratteristiche di pregio della videocamera.

Cosa sono le ActiveX

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Written on 10:33 by Anonimo

Le ActiveX sono delle tecnologie sviluppate per condividere informazioni tra più applicazioni. La più importante innovazione di questa tecnologia sono i controlli ActiveX ossia dei veri e propri programmi perfettamente integrabili in Internet Explorer. Per richiamare le ActiveX all’interno di una pagina pagina web basta aver inserito nel codice html i tag all’interno dei tag . Esistono diversi controlli ActiveX utilizzati in rete, vediamo quali sono i principali: WuWebControlClass: è realizzato dalla microsoft, su di esso si basa Windows Update Shockwave Flash Object: è realizzato dalla macromedia, è utilizzato per visualizzare i filmati interattivi realizzati con la tecnologia Macromedia Flash. Office Update Installation Engine: è realizzato dalla microsoft, consente di aggiornare Office attraverso il Web EoulmageControlClass: è realizzato da ebay, consente l’upload delle immagini di un oggetto che si vuole vendere sul sito di ebay Symantec Antivirus Scanner: è realizzato dalla symantec, consente di effettuare on-line la scansione per cercare virus e trojan all’interno dei pc Durante la navigazione se utilizzate Windows Xp con installato il Service Pack 2, appena si accede ad un sito che richiede l’installazione degli ActiveX, Internet Explorer pone all’utente la domanda “Installare il software?”. In questo modo molti dei pericoli dovuti all’installazione di ActiveX non sicuri vengono risolti, anche se purtroppo sono ancora molti gli utenti che utilizzano il Service Pack 1. Tutti gli ActiveX sono contenuti nella cartella C:WindowsDownloaded Program Files. Se andiamo a dare un’occhiata a questa cartella troveremo molti ActiveX leciti comunemente installati, come ad esempio il Java Runtime Environment e Shockwave Flash Object. Per verificare quali sono gli ActiveX puliti e quali quelli maligni, basta cliccare con il tasto destro sul controllo sospetto, selezionare Proprietà e dare un’occhiata alla sezione CodeBase della scheda Generale dove viene indicato l’indirizzo web da cui è stato scaricato l’ActiveX in questione. Un’altra scheda da tenere sotto controllo è quella chiamata Versione, al cui interno si trova una descrizione del controllo ActiveX e la casa di produzione. Attraverso una veloce ricerca su Google è possibile sapere se la società che ha installato il controllo è fidata o no.

Ebay.it

Differenze tra XviD e DivX

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Written on 10:32 by Anonimo

Divx e Xvid sono formati in grado di comprimere o eseguire file video compressi. Mentre Divx è shareware, ossia con alcune funzionalità disponibili solo nella versione a pagamento, XviD è nato come risposta open source e gratuita al formato rivale. La compatibilità in riproduzione è totale, mentre nelle fasi di compressione vengono utilizzate metodologie differenti che, a seconda degli usi, possono portare a vantaggi. Bisogna comunque ricordare che mentre DivX consente la compressione solamente acquistando la versione a pagamento (DivX Pro a 15 €), XviD è interamente gratuito. Solitamente i due formati vengono affiancati nella compressione dei video dal famoso MP3 per la compressione delle tracce audio. In ogni caso le differenze di compressione tra i due codec non sono molto rilevanti, c'è chi sostiene che l'Xvid raggiunge una qualità migliore ma c'è anche chi sostiene il contrario. Per questo non si può stabilire quale dei due è il migliore, questa ardua sentenza viene lasciata al singolo utente.

Il Game Advertising

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Written on 15:27 by Anonimo

Non molto tempo fa abbiamo analizzato le implicazioni del Buzz/Viral Marketing, mettendo in evidenza la novità di questo fenomeno rispetto alle tecniche tradizionali. Il Game Advertising si pone – in un certo senso – su un piano molto simile, allontanandosi parecchio dalle tradizioni pubblicitarie alle quali siamo stati abituati.

Il Game Advertsing o AdverGame o, ancora, In-Game Advertising è un tipo particolare di pratica che consiste nello sfruttare videogame (dai semplici flash-game ai più sofisticati per console) all'interno di campagne marketing.

In questo senso è bene distinguere due categorie fondamentali: (1) i giochi che nascono con il preciso scopo di veicolare un messaggio promozionale e pubblicitario e (2) i giochi che, pur nascendo con scopi autonomi veicolano al loro interno messaggi pubblicitari con fini differenti.

La pubblicità "virtuale"
Cominciamo con il trattare la seconda categoria (2) presa in esame.

Gli esempi di videogiochi che impiegano messaggi pubblicitari al loro interno sono numerosissimi. Pensiamo a Pro Evolution Soccer, a FIFA, a Need For Speed, a NFL, etc. in cui si hanno cartelloni digitali che promuovono prodotti più disparati (più o meno reali).

È bene sottolineare come la tendenza attuale sia quella di appianare sempre di più questa distinzione muovendosi verso una pubblicizzazione dei prodotti reali – e non più solo fittizi – in mondi virtuali.

Ma la realtà dei fatti, e questo potrebbe apparire particolarmente innovativo ai più, non si ferma ai semplici prodotti. L'ultima, assai soddisfacente, campagna propagandistica di Obama ha sfruttato – in parte – i videogame per proporre il ben noto "change". Cartelli con l'immagine presidenziale sono apparsi in videogame della Electronic Arts per console X-Box. Un indicatore davvero interessante delle tendenze in atto.

Figura 1 - Esempio di AdverGame


Non solo intrattenimento: i giochi creati ad hoc
Un'altra categorizzazione possibile (1) è quella data dai giochi appositamente creati per la promozione di un prodotto, di un'idea, di un evento. L'esempio più banale e i casi più diffusi si ritrova nei giochi Flash: che non richiedono competenze e costi di sviluppo particolarmente elevati e risultano comunque molto efficaci soprattutto per la loro viralità, specie considerando la loro diffusione attraverso portali e siti dedicati.

L'advergame come valore aggiunto
A livello di creazione concreta di un gioco possono essere tenute in considerazioni differenti variabili, proponendo differenti modelli a seconda di ciò che si vuole ottenere dall'utenza o ciò che si spera di suscitare nel pubblico.

Le diverse strategie sono in funzione del collegamento tra il prodotto o l'idea da pubblicizzare e il modo in cui si intende farlo. Ecco dunque che abbiamo:

Giochi di tipo associativo, in cui c'è una correlazione non diretta, ma comunque presente tra il gioco e il brand in questione. Ne sono un esempio i cartelloni di sponsorizzazione disseminati nei vari giochi a sfondo sportivo.
Giochi rappresentativi del brand: in cui l'oggetto stesso, o l'idea, o il prodotto diventano parte e – a volte – scopo stesso del gioco. La correlazione è diretta ed evidente. Questa pratica è molto diffusa nella categoria dei giochi flash a cui prima si faceva riferimento.
Tipologie dimostrative che ricalcano le caratteristiche originali del marchio senza alterarle o modificarle in alcun modo.
Giochi a competizione, che risultano particolarmente efficaci nel caso in cui il prodotto sia di particolare valore o particolarmente riconosciuto a livello sociale. In giochi come questi l'ingrediente fondamentale è – quasi sempre – la possibilità di sfidare amici e sconosciuti in multiplayer, aggiungendo una buona dose di competitività alla scena.
Di tipo educativo o divulgativo, in cui ciò che conta è far passare prima di tutto un messaggio e poi vendere un prodotto. Sono un esempio di questi giochi quelli dedicati a particolari tematiche di ordine sociale o legati a contesti specifici. I più giovani risultano essere il target ideale.
Oltre a tutto questo è sempre bene considerare esattamente che cosa si vuole ottenere con la creazione di un prodotto del genere e stabilire, in funzione degli obiettivi una metodologia e un impianto di progettazione. Se ben gestiti possono essere uno strumento estremamente interessante e potente in grado di dare la giusta visibilità a ciò che vogliamo.

È bene fare un breve accenno anche a possibili effetti indesiderati che possono sussistere, primo fra tutti l'affermazione del gioco sul prodotto. Non sono rari i casi di esperimenti di questo tipo che hanno visto il prevalere del ludico sul pubblicitario. In casi come questi è necessario chiarire che il divertimento non è scopo prioritario (anche se importante) e non deve essere valorizzato in maniera eccessiva. D'altro canto non è nemmeno pensabile il contrario: l'eccessiva "commercializzazione" del tutto appiattirebbe ogni possibile relazione con l'utenza. Un corretto bilanciamento tra questi due poli rappresenta sicuramente la strategia migliore per garantire il successo di un videogame creato apposta per commercializzare un prodotto.

Conclusioni
Questa nuova tipologia di advertising è destinata a crescere sempre di più in futuro. Le aziende più all'avanguardia investono sempre più capitali nella creazione di tali strumenti e nella gestione di tali dinamiche. Lo scopo – come sempre – è quello di assicurarsi una fetta sempre maggiore di utenze raggiungendo sempre più persone.

È erroneo pensare che queste soluzioni siano impiegabili esclusivamente da grossi brand: anche le PMI italiane possono trovare in soluzioni di questo tipo un utile compromesso tra costi di produzione e ritorno pubblicitario, certo è che tutto dipende da ciò di cui abbiamo bisogno.

Come sempre la soluzione pubblicitaria migliore è quella più adatta alle nostre esigenze.

Indicatori di performance (KPI) per la Web Analytics

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Written on 15:25 by Anonimo

KPI, sigla emblematica della Business Intelligence, è l'acronimo di Key Performance Indicators. Sotto tale denominazione sono compresi tutti quegli indici che permettono di tenere sotto controllo l'andamento di un processo aziendale.

Tali indici, nell'ambito della Web Analytics, rappresentano un potentissimo strumento che permette di misurare le performance di un qualsiasi sito web. I KPI consentono di studiare i fenomeni che si celano dietro alla navigazione dei visitatori senza doversi perdere tra numeri, tabelle e grafici "imposti" da ogni piattaforma di web analytics.

In questo articolo tratteremo le caratteristiche fondamentali dei KPI facendo una panoramica delle basi per sceglierli ed utilizzarli.

Caratteristiche dei KPI nella Web Analytics
La scelta dei KPI è il primo passo strategico all'avvio di un progetto di web analytics. Da tali indici dipende la configurazione della piattaforma di tracking (es. Google Analytics) e le tipologie di studi da condurre. In sostanza, non si tocca niente finchè non si ha un set di KPI da monitorare.

Prima di vedere con quale metodo è possibile individuare e scegliere gli indici utili ai propri scopi è doverosa una premessa teorica che illustri le peculiaritè di un KPI "perfetto". Questo deve essere caratterizzato da:

Indicalità: un KPI misura (indica) il valore di una variabile, individuabile dal rapporto tra metriche proprie della web analytics. Tale rapporto è solitamente rappresentato in forma di numero percentuale.
Temporalità: un KPI è temporale in quanto le tendenze che rispecchia sono individuabili confrontando il valore dello stesso indice nel tempo.
Azionabilità: al variare di un KPI nel tempo deve corrispondere un'azione mirata a trattare eventuali fenomeni riscontrati, siano essi positivi o negativi.
Per chiarire tali caratteristiche, consideriamo il seguente esempio:

Sul sito dell’azienda XYZ si è riscontrato, nel mese di dicembre, un calo del tasso di conversione del 30%.
Tale affermazione dimostra come un buon KPI (in questo caso il tasso di conversione) presenti tutte le caratteristiche sopra citate. L’indicalitè è espressa dal "calo del 30%", mentre la temporalità si riscontra nel periodo di riferimento (mese di dicembre, rispetto al mese precedente).

Diversamente, l'azionabilità è individuabile nel processo attivato dall'affermazione di cui sopra. Approfondendo le motivazioni di questo calo del tasso di conversione, potremmo scoprire, ad esempio, che il sito in questione non riceve pi&ygrave; accessi da alcune parole chiave che portavano conversioni. Daremo quindi disposizioni al responsabile SEO del sito affinchè risolva la situazione (azionabilità).

Scegliere i giusti KPI
La scelta dei KPI è un processo razionale imprescindibilmente legato agli obiettivi per cui il sito da monitorare esiste. Per chi fa commercio elettronico è fondamentale avere indici riguardanti vendite, acquisizioni clienti, usabilità diversamente da un blog aziendale dove siamo interessati ai lettori, all'espansione della visibilità del marchio, ecc.

Vediamo allora in dettaglio quali sono i passi da seguire per scegliere i giusti KPI, con una serie di esempi a corredo
Riunioni con i responsabili del sito
Il primo passo consiste nell'organizzare una o più riunioni con i responsabili della gestione del sito da analizzare. Obiettivo di ogni seduta è individuare quali sono le informazioni necessarie ai suddetti responsabili per coordinare risorse e attività in base agli obiettivi da conseguire. Nel caso di grandi organizzazioni sarà opportuno prevedere riunioni con l'amministrazione e i vari reparti: commerciale, marketing, produzione, ecc. Nel caso di piccole imprese, lo scenario si semplifica e spesso tutto si risolve in una seduta.

Per fare un esempio: il reparto commerciale potrebbe mostrare la propria curiosità sulle vendite generate dal sito, il reparto marketing interessarsi ai canali che portano più clienti al minor costo mentre gli sviluppatori potrebbero voler conoscere eventuali errori tecnici nel CMS o problemi d'usabilità nel layout del sito.
Porsi delle domande
Definite informazioni necessarie e obiettivi, prima di arrivare alla scelta dei KPI, è fondamentale trasformare le esigenze dei responsabili del sito in "quesiti da risolvere".

Riprendendo dall'esempio precedente: l'area commerciale interessata alle vendite potrebbe voler avere informazioni su quanti sono i nuovi clienti e quanti quelli già acquisiti (primi due quesiti), mentre l'area makreting potrebbe voler conoscere le performance delle ultime campagne pay per clic (terzo quesito) come strumento per pianificazioni future.
Operativizzazione dei quesiti
L'operativizzazione, tra le tecniche di ricerca di mercato, è quel processo che permette di tradurre una concetto (o quesito) in variabile (nel nostro caso, indice). Si tratta del processo finale che porta alla selezione dei KPI.

Riprendiamo ancora l'esempio fin'ora trattato. In merito alle domande dell'area commerciale potremmo far riferimento al tasso di conversione (rapporto tra conversioni e visite), segmentandolo per nuovi clienti e clienti registrati. In questo caso il tasso di conversione è la variabile-indice del concetto "vendite". Per l'area marketing potremmo invece far riferimento al ROI delle varie campagne pay per click. In questo caso il ROI indica la variabile-indice del concetto "successo di una campagna".
Il processo è spesso più semplice di quanto illustrato finora: spesso una telefonata ad un conoscente o ad un collega per un consiglio è la miglior soluzione per individuare KPI utili ai propri scopi, soprattutto se si è alle prime esperienze.

Selezionati i KPI, questi dovranno essere fatti approvare al committente del progetto, spiegando le motivazioni che hanno portato alla selezione degli indici presentati.

La Dashboard
La Dashboard (Bacheca) è uno strumento molto diffuso da considerarsi come il punto di partenza del dialogo tra analista e cliente. Tale strumento consiste solitamente, nel caso della web analytics, in un foglio di calcolo in cui sono elencati i KPI stabiliti (con descrizione del KPI, valore e variazione percentuale) e mostrate rappresentazioni grafiche delle informazioni maggiormente rilevanti.

La dashoard è inoltre un ottimo strumento in quanto permette di tenere tutti gli indicatori d'interesse sott'occhio in modo presentabile e comprensibile al cliente e dando un confine netto al campo d'analisi che sarebbe altrimenti dispersivo e compromettente per la qualità delle informazioni.

Alcuni esempi interessanti di Dashboard si possono vedere tra i risultati di questa ricerca su Google Immagini.

Conclusioni e approfondimenti
Nell'articolo non sono è stato riportato nessun elenco di KPI d'esempio, com'è consuetudine fare tra i web analisti che parlano di questo argomento. Esistono siti con i più disparati obiettivi per cui KPI fondamentali per alcuni progetti, possono rivelarsi veramente inutili per altri.

Un buon punto per iniziare ad approfondire è l'articolo con le 8 regole per scegliere i KPI di Avinash Kaushik, guru internazionale della web analytics. Altra fonte di informazioni è infine il documento delle metriche standard (pdf) curato dalla Web Analytics Association. All'interno sono elencate e spiegate (in inglese) le metriche proprie della web analytics a cui si può fare riferimento nella fase di operativizzazione.

di: Francesco Gori

A/B Test con Google Website Optimizer

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Written on 15:18 by Anonimo

Buzz Marketing è un termine entrato nel linguaggio comune piuttosto recentemente e si muove nel contesto - ormai universalmente noto - del web partecipativo e sociale (piattaforme 2.0). Si tratta di un fenomeno tanto complesso quanto cruciale che diviene di fondamentale importanza per quelle aziende (ma non solo per loro) che fanno del web il loro ambiente di lavoro e di investimento.

«I mercati sono conversazioni» è la prima (e forse più importante) tesi del Cluetrain Manifesto: le persone si fidano molto di più di ciò che sentono dire nelle reti informali piuttosto che dei canali di informazione ufficiale; ciò significa che un prodotto in grado di garantirsi un buon passaparola è un prodotto che sicuramente avrà successo, è proprio questo il fil rouge che sta alla base di questo approccio. Diventa quindi interessante (1) dare alle persone motivo di parlare di noi e (2) favorire l'instaurarsi di queste conversazioni.

La comprensione dei principi fondamentali del buzz marketing può essere, da un lato, un validissimo strumento per migliorare la propria posizione all'interno della rete e per promuovere la propria identità on-line e, dall'altro, una chiave di comprensione utilissima nelle mani di tutti i consumatori.

Buzz, Viral o passaparola?
A titolo di completezza e di chiarezza, è opportuno fare presenti le distinzioni che popolano questo settore: possiamo infatti distinguere tre macro-aree principali sull'argomento.

Buzz Marketing: si tratta del marketing basato sul passaparola delle utenze, ovvero tutte quelle attività che si discostano da quelle tradizionalmente intese. "Buzz" è un termine onomatopeico di origine inglese che designa appunto un brusio incontrollato.

Viral Marketing: questa tipologia si differenzia dal "Buzz" - benché molto spesso considerato come suo sinonimo - per il suo carattere di volontarietà: mentre il "buzz" si diffonde molto spesso in maniera incontrollata e "dal basso", il "viral" è molto spesso promosso dalla stessa azienda che vuole pubblicizzare un prodotto, un servizio o un bene attraverso i digital media.

Word Of Mouth Marketing: possiamo considerarlo come un sinonimo del "Buzz", il termine significa letteralmente "passaparola" in lingua anglosassone e designa appunto un tipo di marketing differente da quello tradizionale. Molto spesso il termine è impiegato per raggruppare le altre due classificazioni.

In questa sede prenderemo in esame entrambe le modalità, dato che - entrambe - rappresentano la nuova frontiera del marketing e la direzione verso cui molti si stanno già muovendo, e molti altri - a breve - si muoveranno.

La nuova frontiera del marketing: on-line videos
Uno dei punti chiave del "nuovo marketing" è rappresentato dai video. Non è un caso che il Times abbia dedicato a YouTube la copertina "Man of the year" del 2006.

È proprio attorno a YouTube che ruotano tutta una serie di video che dimostrano come sia possibile fare marketing e pubblicità senza nominare nemmeno un prodotto e avendo comunque un successo eclatante.

Un esempio di questi video possiamo trovarli nei canali ufficiali dedicati, come nel caso di Can's Professional (trad. "I professionisti della lattina") sponsorizzato dalla Coca-Cola Company per pubblicizzare i suoi prodotti. In questi video vengono effettuate evoluzioni nel lanciare le lattine nei cestini della spazzatura: il video è diventato un vero e proprio fenomeno della rete conquistandosi - meritatamente - grande seguito, soprattutto tra i più giovani. In questo caso il video virale si diffonde in maniera quasi automatica nella rete riscuotendo grande successo. Nintendo ha fatto qualcosa di simile per la sua Wii-Fit, riprendendo una ragazza mentre si divertiva ad utilizzarlo.

Tali pratiche sono per l'azienda praticamente a costo zero: al di là ovviamente delle spese di produzione per video di questo tipo (decisamente inconsistenti rispetto ai colossi che li impiegano), dobbiamo ricordare che la diffusione e la risonanza del video avvengono in maniera quasi del tutto naturale, senza che vi sia necessità di interventi dall'esterno. Di non poco conto è anche tutta quella serie di video che si collocano parallelamente a quelli ufficiali: sappiamo che YouTube è il regno dell'emulazione e della parodia, ecco dunque che nell'universo telematico si scatena un fenomeno del tutto unico che vede repliche, parodie, imitazioni e anche canzonature del video originale, che non fanno altro che aumentare la risonanza del prodotto pubblicizzato.

Un fenomeno decisamente non secondario, che non può essere sottovalutato.

Il ruolo dei social-media
I social media, nello specifico i social-network, rappresentano - ormai - la realtà preponderante della rete. Il marketing non può non tenerne conto. Le aziende più intraprendenti in questo campo si sono già ampiamente date da fare.

Apple, per esempio, ha uno spazio ufficiale dedicato agli studenti su Facebook, attraverso il quale può facilmente diffondere news, aggiornamenti e quant'altro. Adobe possiede un account ufficiale delicious, attraverso il quale cataloga e raccoglie gli articoli, i tutorial e i post più interessanti sui suoi prodotti. Altri esempi si possono ritrovare in AT&T, che ha disposto un photostream, utilizzando la piattaforma Flickr, oppure in CNN, che utilizza il servizio di microblogging offerto da Twitter per i suoi aggiornamenti.

Widget, applicazioni, YouTube, Facebook, Twitter, corporate blogging, MySpace, Flickr, social-network dedicati: sono solo alcune delle strategie che le aziende stanno impiegando per la loro promozione in rete. Peter Kim riporta - per chi fosse interessato all'approfondimento - in un lungo elenco, moltissimi di questi esempi.

Quelli che abbiamo citato noi, a titolo puramente informativo, sono solo alcuni casi di aziende che hanno saputo - e sanno - sfruttare - non solo i canali tradizionali, ma anche le vie alternative per promuovere la loro identità commerciale.

Promuovere la propria identità nella rete 2.0
Una delle questioni che sta più a cuore alle aziende è - senza ombra di dubbio - come poter proporre il loro modello di business in rete in maniera efficace. Ecco dunque che nascono le agenzie specializzate che si occupano di costruire un'identità (sociale e professionale) dell'impresa nel Web.

Se una volta era sufficiente un sito internet che fungesse da vetrina fine a se stessa e da repository semplice per il materiale, oggi la partecipazione dell'azienda nel web deve essere di altro tipo.

La questione centrale diventa quindi quella di adottare determinate strategie per ottenere risultati efficaci in questo campo.

Proviamo a delineare alcune colonne portanti attorno al quale costruire un discorso di questo tipo. Per prima cosa dovrebbe essere necessario domandarsi se la nostra azienda abbia davvero bisogno di investire in questo senso e se, davvero, una politica del genere possa essere l'ideale per la nostra realtà. Se ci occupiamo di innovazione e internet (ma non solo) e vogliamo essere visibili ovunque una buona idea potrebbe essere quella di dedicare delle risorse alla creazione di profili aziendali su siti specifici e su social-network dedicati, promuovere la propria immagine con un blog, aprire un social-network aziendale, un canale ufficiale su YouTube, una pagina su MySpace, etc.

Ciò che non deve accadere è il farsi prendere troppo la mano e investire in maniera sconsiderata risorse che potrebbero essere gestite in maniera decisamente più intelligente per l'azienda.

Ovviamente per chi avesse già maturato una consapevolezza in tale campo, non resta che rivolgersi a professionisti del settore che siano in grado di consigliare quale strategia sia meglio adottare in funzione dei propri obiettivi.

Pensando ad un possibile planning di questi approcci, generalmente ci si muove in questo modo:

Si cercano i volontari o le persone interessante a parlare di noi e dei nostri prodotti.
Si offrono le ragioni per poter parlare di questi prodotti alle persone che abbiamo selezionato o che si sono offerte (occasioni speciali, prodotti particolarmente interessanti, etc.)
Si potenzia la comunicazione impiegando gli strumenti adatti e favorendo la diffusione del buzz: blog, e-mail, social-netowrk, video, games, e tutto quello che può essere utile ad aumentare la risonanza di quello che facciamo.
Si prende parte alla conversazione si aiuta la diffusione del buzz partecipando in maniera attiva.
Si monitorano gli andamenti delle conversazioni e si raccolgono feedback fondamentali per correggere il proprio comportamento.
Per tutte le aziende - invece - che magari non abbiano un sostrato particolarmente favorevole per una promozione in questa direzione, consigliamo di potenziare prima di tutto i canali tradizionali, perché fungano da base di supporto a possibili sviluppi futuri.

È bene precisare, sempre, che non esistono metodi di promozione efficaci in assoluto, ogni realtà deve potersi ritagliare uno spazio personale e promuovere la propria specificità in un certo modo. I risultati migliori si ottengono - quasi sempre - quando si comprende questo punto fondamentale.

Analizzare il "buzz"
Una volta compreso che cosa sia il buzz, diventa fondamentale indagare quali siano le dinamiche che stanno alla sua base e per fare questo, molto spesso si ricorre a veri e propri professionisti delle analisi che si occupano di monitorare e analizzare il comportamento delle utenze e del prodotto in rete.

Ma come indagare quanto accade in rete? Come monitorare l'andamento di un prodotto? Come verificare se sia presente o meno una campagna virale? O se questa campagna virale abbia avuto o meno l'effetto sperato?

A queste domande si tenta di dare risposta sfruttando metodi di ricerca in rete che, anche in questo caso, si discostano da quelli tradizionali, per alcune ragioni fondamentali. In questo tipo di ricerca il semplice dato quantitativo non è mai completo né soddisfacente, tant'è che si ricorre molto spesso - se non sempre - ad analisi anche qualitative che integrino i risultati già noti e offrano profili definiti che determinino la posizione di un determinato prodotto, o servizio, all'interno delle reti sociali e della rete globale.

Passando al lato pratico possiamo distinguere alcune metodologie impiegate dai ricercatori di questo campo che si differenziano (anche se non di moltissimo) dalle ricerche di marketing tradizionale.

Vediamo assieme alcuni passaggi chiave:

Analisi delle reti sociali: la social-network analysis è la traduzione in digitale dei principi che muvono le analisi sociologiche ed economiche nella vita reale. Alla base di queste teorie c'è una rappresentazione della società come reticolo di relazioni: ogni individuo è inteso come un nodo dal quale si diramano diversi legami. La comprensione di questi legami chiarisce il ruolo e il peso che ogni nodo ha all'interno della rete.
Analisi delle comunità on-line: l'analisi delle community è largamente impiegata in termini di marketing on-line e di ricerche di mercato. Si tratta di analizzare e indagare, attraverso osservazione non partecipante e monitoraggio costante le opinioni, i pensieri e le credenze delle utenze. Entrare in un gruppo per comprenderne i capisaldi.
Etnografia digitale: il ricercatore che adotta un metodo etnografico entra a far parte a tutti gli effetti della comunità che vuole studiare. Nel caso dell'approccio digitale si distinguono due classi di partecipazione: nel caso si tratti di partecipazione non attiva si parla di lurking, azione tipica di forum, newsgroup e affini, di chi, pur facendo parte del gruppo non partecipa mai alle conversazioni. L'altro tipo di partecipazione coinvolge invece il ricercatore in maniera diretta e concreta. La social-network analysis è una branca di questo tipo di analisi.
In casi come questi si cerca di comprendere quali siano i messaggi più significativi lasciati dalla utenze e quali dinamiche si creino all'interno di community ufficiali e non. Si effettuano, generalmente, analisi sommarie che mirano ad individuare le conversazione e i messaggi più interessanti e poi si procede con l'analisi - più accurata e attenta - qualitativa dei messaggi estratti.

Analizzare il buzz attorno ad un prodotto - è bene chiarirlo - non è affatto cosa semplice, abbiamo visto che tale fenomeno si muove in direzioni non lineari, molto spesso di difficile controllo, a volte anche negative e controproducenti per l'azienda stessa. Per chi effettua ricerche di questo tipo è necessaria non solo un'ottima conoscenza degli strumenti tradizionali, ma anche una buona dose di creatività.

Conclusioni
Giungendo al termine del nostro discorso ci preme mettere l'accento su alcune questioni rilevanti.

Abbiamo visto come il buzz marketing possa essere uno strumento davvero interessante, ma anche come possa rivelarsi - inaspettatamente - fonte di danni non trascurabili per una azienda. Che cosa fare dunque?

Sicuramente non ci si può limitare ad ignorare ciò che accade, sperando di poter sopravvivere per inerzia. Nasce la necessità di reinventarsi e di reinventare i propri schemi: l'unica chiave che può aiutarci in tal senso è la consapevolezza del mezzo che utilizziamo, che si elabora attraverso una costante osservazione di ciò che ci circonda. Impariamo a notare i segnali di un buzz, a proporlo noi stessi, a cavalcare un successo emergente e a monitorare ciò che proviene dalla utenze. Perché proprio come afferma Eric S. Raymond: «La cosa migliore, dopo l'avere buone idee, è riconoscere quelle che arrivano dagli utenti. Qualche volta sono le migliori».

Il crowdsourcing

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Written on 15:17 by Anonimo

Nel giugno 2006 Jeff Howe raccontava su Wired (qui l'articolo completo) la nascita di un nuovo fenomeno che coniugava la ricerca di competenze professionali specifiche alle nuove possibilità offerte della Rete.

Immaginate un'azienda a "caccia" di un un know how specialistico per un particolare progetto: si richiede un professionista in grado di realizzarlo, al miglior prezzo possibile e nelle tempistiche più adatte.

L'attività viene "esternalizzata" e rintracciata fuori dai confini aziendali, confini peraltro molto ampi se parliamo di Internet. La Rete diventa infatti un bacino molto appetibile: oltre che estesa, è ricca di esperti e competenze variegate, raggiungibili in modo veloce anche se fisicamente lontani. Uniamo allora il concetto di "crowd", la massa di utenti/navigatori, all'idea di "outsourcing" e otteniamo il crowdsourcing.

Il crowdsourcing è un fenomeno che, ritengo, conoscerà una diffusione molto ampia. La formula è vincente perché reinterpreta il meccanismo della domanda/offerta in chiave estesa: un soggetto propone un incarico e "fornitori" (letteralmente) da tutto il mondo sono in grado di rispondere alla richiesta. In questo inedito marketplace possiamo assistere a incroci molto interessanti, con lavori commissionati da un continente all'altro o confronti di idee che nascono dal feedback incrociato di tanti, diversissimi cervelli.

Multinazionali, aziende PMI, freelance, creativi sono solo alcuni dei protagonisti di questo meccanismo. I siti legati al crowdsourcing sono numerosi e versatili nei prodotti, anche se, ovviamente, i servizi di natura digitale si prestano molto meglio ad una tale tipologia di scambio.

Le conseguenze vanno a incidere su numerosi elementi di natura business: il mercato si ampia e si amplifica e, per chi cerca/offre lavoro, le strade diventano più numerose, con potenziali benefici su qualità, costi, idee e innovazione. Analizziamo alcuni esempi.

I più famosi sono sotto gli occhi tutti, magari inconsapevolmente. Mi riferisco Wikipedia e Current Tv, due modelli di crowdsourcing in quanto vivono sulla sinergia incrociata di molti utenti.

Interessante poi Ideastorm di Dell dove, al motto di "Where ideas reign", si raccolgono e discutono le proposte dei navigatori sui prodotti aziendali.

Qualche nome poi di siti dove cercare/trovare lavoro: Elance, Mechanical Turk di Amazon, ODesk ma l'elenco potrebbe continuare.

Trovo però ancora più interessanti però sono gli esiti sul versante che potremmo definire di condivisione/comunità, ovvero la soluzione di problemi generali grazie al lavoro congiunto di più teste, forse una nuova variante dell'intelligenza connettiva postulata da Derrick de Kerckove. è il medesimo meccanismo di cui parlavamo prima ma con finalità differenti: c'è una difficoltà da affrontare e si cerca una via d'uscita stimolando un "brainstorming" generalizzato.

Si assiste a molti contesti sociali ed economici dove il crowdsourcing si è così messo in moto e ha generato visibilità se non addirittura risposte concrete (qui l'elenco aggiornato da Wikipedia).

In conclusione, stiamo vivendo un fenomeno ricco di implicazioni e fertile di conseguenze ma con due grandi nemici, anzi tre. Il primo è il digital divide: dove non c'è Rete non c'è crowdsourcing. Il secondo è il cultural divide: se non si conoscono gli strumenti Internet la conseguenza è la stessa. Il terzo è il lurker: l'utente che non produce contenuti attivamente non stimola scambio e non genera nulla. Ma questi sono in fondo problemi che riguardano tutto il web.

: Nicola Ferrari

Tracciare campagne con Google Analytics

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Written on 15:15 by Anonimo

Il relativo report (figura 2), elenca tutte le campagne tracciate con la possibilità di segmentare in base alle caratteristiche specificate nei parametri delle varie URL (figura 3).

Risorse e conclusioni
Per creare senza errori le URL che ci interessano, risparmiando un po' di tempo, Google mette a disposizione un pratico strumento: l'URL Builder. Tracciare le campagne quindi risulta ancora più facile, se non si hanno esigenze particolari.

Inoltre, può sorgere l'esigenza di dover rilevare informazioni sui navigatori in modo personalizzato. In tal caso si hanno a disposizione ulteriori funzioni per controllare i cookie e altri dettagli sul visitatore. Maggiori dettagli si trovano tra i post scritti da Marco Cilia sull'argomento.

di: Francesco Gori

Verso il media definitivo? Web 3.0

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Written on 15:14 by Anonimo

Ci siamo appena abituati al Web 2.0 e già ci stiamo muovendo verso la nuova pagina di Internet: il 3.0. Oggi come oggi si tratta soprattutto di un'espressione ma, considerando la velocità di evoluzione della rete, dobbiamo aspettarci che l'idea si concretizzerà molto velocemente.

Cerchiamo allora di capire cosa ci aspetta.

Tentativi di definizione
Spulciando direttamente da Wikipedia, scopriamo alcune definizioni di Web 3.0, in particolare quella di Tim Berners-Lee (il padre del WWW):

Le persone si chiedono che cosa sia il Web 3.0. Penso che, forse, quando si sarà ottenuta una sovrapposizione della Grafica Vettoriale Scalabile - oggi tutto appare poco nitido, con pieghe ed increspature - nel Web 2.0 e l'accesso ad un Web semantico integrato attraverso un grosso quantitativo di dati, si potrà ottenere l'accesso ad un'incredibile risorsa di dati.

E quella di Jerry Yang (uno dei fondatori di Yahoo) che invece analizza:

Il Web 2.0 è ampiamente documentato e discusso. Il potere della Rete ha raggiunto la massa critica, con potenzialità sviluppabili in rete, non solo tramite hardware come consoles gioco e dispositivi mobili ma anche attraverso architetture software. Non è necessario essere informatici per creare un programma. Stiamo osservando che ciò che si manifesta nel Web 2.0 e nel Web 3.0 sarà una grande estensione di tutto ciò, un vero e proprio mezzo comune ... la distinzione tra professionista, semi-professionista e consumatore andrà sfocandosi creando un effetto rete per business e applicazioni.

Partendo da questi punti di vista possiamo già isolare alcune delle caratteristiche potenziali del 3.0:

la piena realizzazione del Web semantico;
la fusione tra i linguaggi;
il crollo delle distinzioni verso un'universalità dei ruoli degli utenti.
Elementi in parte ripresi anche dal documento presentato all'Unione Europea da Viviane Reading, Commissario Europeo per la Società dell’Informazione e i Media: ragionando in prospettiva, l'analisi tratteggia un web caratterizzato da:

connettività in mobilità diffusa;
diffusione del social networking;
spostamento del baricentro delle attività business sempre più online.
Verso il media definitivo?
E quindi? Quindi il 3.0 sembra spingere verso un idea di media definitivo. Guardando i trend in corso targati 2.0, la prospettiva corre in direzione di un web che è ovunque, sempre a portata di mano, complici anche i dispositivi mobili.
Ma questo è il lato, chiamiamolo, "hardware". Da un punto di vista dei contenuti, in filigrana si legge un UGC di massa e molto effervescente, catalizzato dalle nuove applicazioni web e da quella tendenza semantica che sembra destinata a prender piede.

Come possiamo immaginare il futuro?

connettività continua e meno legata ad una postazione fissa, in favore della mobilità;
web diffuso con integrazione sempre più spinta tra online e offline (senza fare nomi, Adobe Air si è già inserito su questo sentiero);
social network onnipresenti;
crescita esponenziale dei contenuti.
Usare i condizionali naturalmente è d'obbligo ma le aspettative sono alte, fermo restando che molti problemi restano scoperti. Su tutti, il digital divide e il cultural divide rischiano ulteriormente di ampliarsi: sono problematiche di sfondo non destinate a rapida soluzione. Ma l'attenzione, almeno quella, è d'obbligo.


: Nicola Ferrari

Siti web per mandare sms gratis

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Written on 15:13 by Anonimo

https://zyb.com/

http://www.mobyko.com/

http://stepsms.com/

http://www.smstxtbox.com/web/

http://www.junglesms.com/

http://50sms.com/

http://www.ecosms.ch/

http://www.free--sms.com/index.go

http://www.pimpmysms.com/

http://www.islamweb.net/

http://www.phones.com/

http://www.devinosms.com/

http://gsms.se/

http://www.themobiweb.com/en/sms.html

http://my.phonegnome.com/

http://sms4u.biz/signup.php

http://simsor.com/register

http://www.mobik.com/mobik/client/

http://www.smsdiscount.com/en/index.html

http://4usms.net/

http://www.sendsmsnow.com/

http://www.unisms.uni.cc/

http://www.atrochatro.com/

http://www.gsmvault.com/

http://smscity.com/

http://www.sms2india.org/

http://www.freesms.web.tr.tc/

http://www.d1g.com/

http://thesmszone.com/

http://zyb.com/

http://www.vazu.com/

http://www.sms.ac/

http://www.agentsms.com/

http://www.mobizone.com/


http://www.yellowpages.com.eg/

http://www.boswtol.com/

www.masrawy.com/sms

http://www.resalh.com/

http://free-sms-message.com/index.htm

http://adleel.com/sms.htm

http://mobile.fares.net/sms/uae

http://www.itsalat.com/

http://www.quios.com/

http://www.clickatell.com/

www.ulluminati.ch/Nexus/sms.html

http://www.freesms.net/

http://www.free-sms.com/

http://www.lycos.co.uk/

http://www.sms.at/

http://www.sms.com/

http://www.smsyes.com/

www.smsuae.com/sms-uae

http://www.edihasms.com/

http://www.shortmessage.com/

www.worldxs.net/sms.html

www.hot.it/sms

http://www.smspress.com/

http://www.freesms.com/

http://www.textmefree.com/

http://www.rosms.home.ro/

http://www.nice-prizes.de/

http://www.uni.de/

http://www.quicksms.de/

http://www.cbfsms.com/

http://www.sms.de/

www.send.sms.to/free.asp

http://www.genie.co.uk/

www.world-free.com/free-sms

www.aircall.ch/sms/sendmsg_main_free.asp

www.telefonmarkt.de/sms/sms_info.php

http://www.free-sms-service.de/

http://www.freesms.2way.de/

www.bestspider.com/sms

http://www.metacrawler.de/

www.jokes.gr/en/sms

www.call-magazine.de/free_sms

http://www.vizzavi.it/

www.uboot.com/uk

www.ournet.md/sms

http://www.cellular.co.za/download_...ms_software.htm

http://www.freesms.co.za/

http://www.hotsms.com/

http://www.jfax.de/

http://www.smsfree.co.uk/

www.mobileedge.co.uk/freesms/freesms.htm

http://www.sms-sprueche.tv/

http://www.sms.mums.it/

http://www.smspup.com/

www.jump.to/freesms

http://www.awalsms.com/

http://www.uaesms.com/

www.jinny.com.lb/sms

www.cellular.co.za/send_sms2.htm

http://www.mobizone.com/

http://www.smspop.com/

http://www.nemra1.com/

http://www.boswtol.com/

http://free-sms-message.com/index.htm

http://adleel.com/sms.htm

http://www.itsalat.com/

http://www.quios.com/

http://www.clickatell.com/

www.ulluminati.ch/Nexus/sms.html

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http://www.lycos.co.uk/

http://www.sms.at/

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www.smsuae.com/sms-uae

http://www.edihasms.com/

www.worldxs.net/sms.html

www.hot.it/sms

http://www.smspress.com/

http://www.freesms.com/

http://www.textmefree.com/

http://www.rosms.home.ro/

http://www.nice-prizes.de/

http://www.uni.de/

http://www.quicksms.de/

http://www.cbfsms.com/

http://www.sms.de/

www.send.sms.to/free.asp

http://www.genie.co.uk/

www.world-free.com/free-sms

www.aircall.ch/sms/sendmsg_main_free.asp

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www.bestspider.com/sms

www.jokes.gr/en/sms

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http://www.cellular.co.za/download_f...s_software.htm


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http://www.jfax.de/

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http://www.awalsms.com/

www.jinny.com.lb/sms

www.cellular.co.za/send_sms2.htm

www.shqipsms.blogspot.com

Nuovi modelli di business online

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Written on 15:11 by Anonimo

Come si vende su internet? Come si monetizza al meglio un medium così esteso? Domande molto interessanti che danno vita a risposte molto proficue. Se lo chiedono prima di tutto i grandi player, in grado di muovere un traffico di utenti a molti zeri e, spesso, dotati di database ad alta profilazione: due veri "tesori" che vanno però trasformati in guadagno. E l'equazione non è sempre immediata.

Il primo passo per avere successo in rete è realizzare progetti dotati di forte appeal per attirare/coinvolgere/fidelizzare gli utenti. Ma il secondo passo, fondamentale, è rendere il successo significativo da un punto di vista economico. I modi possono essere molti ma la sostanza non cambia.

A conferma, le nuove strategie introdotte su YouTube mostrano un'effervescenza costante nella ricerca di soluzioni sempre più efficienti. Ricorderete certamente gli interrogativi che accompagnarono l'acquisto del sito numero uno di video sharing da parte di Google: in molti si domandavano come avrebbe fatto Big G a monetizzare i quasi 330 milioni di visitatori.

La risposta non è stata immediata ma alla fine è arrivata. Vediamola nei dettagli, insieme ad altri modelli in corso di sviluppo.

Come ti monetizzo YouTube
Contando su target molto ampio e eterogeneo, l'idea attuale di YouTube è rendere (quasi) ogni video uno strumento diretto di vendita. In passato l'immensa mole di traffico/visitatori era stata utilizzata in modo poco efficiente, complice la difficoltà di contestualizzare correttamente il messaggio pubblicitario in un filmato. Senza dimenticare che soluzioni troppo invasive avrebbero molto infastidito gli utenti.

Grazie a partnership con iTunes e Amazon, Big G permette ora di acquistare in pochi click la canzone che stiamo guardando/ascoltando. Una buona scorciatoia per aumentare le conversioni visitatori-acquirenti grazie alla "vicinanza" tra il momento della consultazione e il relativo negozio virtuale.

Può funzionare? Forse sì. La novità ora riguarda i video proposti in modo ufficiale da major e soggetti musicali ma presto interesserà anche i filmati caricati dagli utenti. Se la tecnologia di riconoscimento funzionerà, YouTube potrebbe davvero trasformarsi in un grande marketplace musicale arricchito dalla possibilità di "sperimentare" (cioè ascoltare) brani e autori.

In verità Google vorrebbe e potrebbe fare di più: perchè limitarsi alla musica? E così contemporaneamente lo stesso sistema di guardare/comprare è stato applicato ai videogiochi, un'altra categoria piuttosto diffusa.

Potenzialmente il principio potrebbe essere allargato a molte altre categorie di servizi e prodotti,
verso la creazione di una sorta di marketing esperienziale 2.0: l'utente sfrutta la multimedialità per vedere/ascoltare e poi procede all'acquisto.

Siamo agli inizi, quindi aspettarsi risultati immediati ed eclatanti risulta un pò eccessivo. La direzione però sembra impostata in modo corretto: seguiremo gli sviluppi.

Come ti monetizzo MySpace
MySpace forse non ci aveva ancora pensato seriamente e solo ora arriva una piattaforma dedicata alla pubblicità su quello che era il social network numero uno al mondo (prima dell'avvento di Facebook): My Ads.

Concettualmente è un sistema già noto agli utenti: metodo pay per click e contestualizzazione del target desiderato. Nulla di nuovo, piuttosto intuitivo ma molto interessante per la massa critica disponibile e raggiungibile.

I dirigenti hanno forti aspettative di guadagno legate al nuovo strumento, a ragione o a torto? L'ottimismo non è fuori luogo ma anche qui la cautela è d'obbligo: bisogna capire quanto la community può essere appetibile per aziende alla ricerca di visibilità online.

Se si vuole raggiungere determinati target MySpace è uno spazio davvero interessante, per altri pubblici di riferimento invece mi aspetto reazioni molto più tiepide. Manca insomma quell'universalità "garantita" da altri siti/community.

Come ti monetizzerei Facebook
Facebook possiede già una sua piattaforma pubblicitaria (Facebook Ads) ma credo possa fare molto di più. Con la mole di utenti presenti, il trend in crescita e la quantità di dati a disposizione, si potrebbero valutare strumenti ancora più efficaci per proporre pubblicità.

Come? Facendo maggior leva sui gruppi e sugli spazi di aggregazione tra utenti, sviluppando sistemi di maggiore integrazione tra applicazioni e advertising. Ci sarà da divertirsi insomma.

: Nicola Ferrari

Aggregare: una tendenza 2.0

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Written on 15:10 by Anonimo

In principio è stata la diaspora: i servizi 2.0 si sono diffusi e moltiplicati in modo esteso, all'insegna di una frammentarietà sempre più veloce. Social network, social news, microblogging, e altro ancora, una serie ampia di servizi a cui registrarsi per essere costantemente al passo col web. Assistiamo così a blog/siti personali con lunghe serie di icone, link, contatti per testimoniare tutte le forme della propria presenza in Rete.

La situazione ha i suoi effetti collaterali: ricordarsi i dati di login, cercare di seguire tutte le community collegate, interagire senza trascurare nessuno richiedono tempo e concentrazione. Non ultimo, ritrovarsi di fronte ad applicazioni molto simili, quasi identici in quanto a caratteristiche.

Come affrontare il moltiplicarsi dei servizi?
Questa domanda credo se la siano posta tanto gli utenti quanto i gestori delle piattaforme, alla ricerca di un'ottimizzazione di tempi e risorse sempre più indispensabile.

Un'utile risposta è stata offerta dal progetto OpenID: un "identità digitale" unica e valida per una serie di account molto comuni. Al momento hanno aderito, tra gli altri, Blogger, Wordpress, Flickr, Yahoo!, Aol, evitando ai rispettivi utenti una vera e propria "schizofrenia" digitale.

Idea sicuramente interessante ma non ancora all'altezza. A mio parere molto e molto più utile è la filosofia seguita dai servizi e dalle community che puntano a farsi loro stessi punti di aggregazione. Porto due esempi: FriendFeed e Facebook.

FriendFeed
Questo servizio nasce per creare un unico flusso di aggiornamenti, unendo insieme tutte le più diffuse applicazioni 2.0: blog, photo e video sharing, microblogging, social network.

L'utente sceglie cosa inserire e Friendfeed aggrega automaticamente tutti i singoli update. E con un valore aggiunto: lo "stream" di informazioni, foto, testi può essere commentato, redistribuito, integrato a sua volta in altri servizi.

Dal punto di vista del lettore, il vantaggio sta nel risparmio di tempo in quanto basta seguire il "friendfeed" del nostro autore per rimanere aggiornati su tutte le novità.

Un progetto estremamente interessante e soprattutto nella direzione giusta: non più la ricerca di imporsi come qualcosa di nuovo in sostituzione di servizi già esistenti ma la volontà di diventare piattaforma aperta e "unificante" (un volemose bene 2.0 :-) )

Facebook
Ma ancora meglio ha fatto Facebook. È già diventata la community generalista numero uno al mondo, o comunque è destinata a diventarlo in tempi brevi. Le ragioni sono molte e non è ora il momento di un'analisi completa ma, è certo, uno dei motivi forti è la capacità di aggregazione.

La sensazione è evidente fin da subito: Facebook offre applicazioni e mette a disposizione tutto il necessario per crearne di nuove su misura da parte degli utenti.

Nelle "applicazioni" confluiscono tutti i servizi 2.0 esistenti, con la possibilità di essere inseriti, condivisi, gestiti all'interno dei profili personali.

Un passo davvero avanti perché, come dicevamo prima, la community non si pone in concorrenza ma cresce utilizzando il materiale e gli strumenti già utilizzati da molti dei suoi iscritti.

Credo che gli utenti gradiscano molto la situazione: possono utilizzare foto, video, contenuti caricati precedentemente online e in pochi click farne uso senza ulteriori problemi.

Una tendenza definita
La tendenza verso l'aggregazione è ben definita: i progettisti web ne dovranno tenere ampiamente conto per il futuro. Con un'attenzione particolare verso:

- l'apertura e l'elasticità verso l'integrazione

- la capacità di offrire qualcosa in più: non basta mettere insieme tutto, serve anche aggiungere qualcosa, sulla falsariga di FriendFeed e Facebook.


: Nicola Ferrari

AdWords: passare dallo 0,4 al 3,5% di CTR

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Written on 15:08 by Anonimo

Lo sviluppo di una campagna AdWords può sembrare un'attività semplice se non addirittura banale: in fondo che ci vuole? Basta:

Creare un account su Google;
Generare delle parole chiave utilizzando lo "Strumento per le parole chiave" presente con un documento su come utilizzarlo;
Scrivere un annuncio;
Puntarlo al sito;
Controllare i click e gestire gli ordini...
Molte Piccole e Medie Imprese (PMI) hanno questo approccio al servizio AdWords (cercano una soluzione economica al problema visibilità nei motori di ricerca, tentando la strada del fai-da-te).

L'anno scorso sono stato contattato dalla ISB (Ion Source and Bio Technologies), società che opera nel settore delle analisi biochimiche di laboratorio: dalle analisi per test anti-doping, alle analisi per identificare pesticidi negli alimenti, alla medicina legale... insomma, analisi specialistiche particolari.

In un primo momento la loro richiesta è stata quella di ottimizzare il sito per posizionarlo nei risultati gratuiti dei motori di ricerca, spinti soprattutto dagli elevati costi e scarsi ritorni della campagna Pay Per Click (PPC) che stavano portando avanti. Ho chiesto loro di poter prendere visione della campagna AdWords, per verificarne l'impostazione e l'opportunità di poterla migliorare.

La prima cosa che ho notato è stato il basso CTR, molto al di sotto dell'1% che è un primo campanello di allarme per una campagna PPC. Non esiste un numero magico al di sopra del quale le cose vanno bene, ma quando è sotto questa soglia, quasi sicuramente, qualcosa non va nell'impostazione della campagna.

Proseguendo la mia indagine conoscitiva, ho esaminato le parole chiave che erano gestite tramite un unico gruppo ed un unico annuncio, con il link alla home page.

Ho notato la mancanza di parole chiave negative, che si utilizzano solitamente per filtrare le richieste degli utenti che sono fuori tema rispetto ai prodotti e servizi offerti dal sito; faccio un esempio: supponiamo di dover sviluppare una campagna PPC per un negozio online che propone in vendita scarpe per uomo. La prima parola che viene in mente da utilizzare è (appunto) scarpe. Utilizzando questa parola chiave senza ulteriori caratterizzazioni, andrebbero a finire nel sito anche persone che sono interessate a scarpe per donne, oppure scarpe per bambini... e poi, nell'universo della calzatura maschile va fatta una ulteriore azione di filtraggio degli utenti, in funzione dell'offerta:

Quali sono le tipologie di scarpe in vendita?
Scarpe di alta moda?
Scarpe sportive?
Scarpette da ginnastica?
Scarpe italiane o estere?
Accessori per scarpe?
Se non vengono filtrate le richieste degli utenti, si paga del traffico inutile che genera un elevato tasso di abbandono del sito (le persone cliccano sull'annuncio per poi lasciare subito il sito perché l'offerta non è quella che aspettavano di trovare), e diminuisce il quality score.

La campagna ADWORDS in esame era proprio in queste condizioni: si spendevano molti soldi, generando accessi di persone non interessate ai servizi offerti dal sito: un esame più approfondito ha evidenziato l'uso di parole chiave troppo generiche e poco filtrate, favorendo l'accesso di persone interessate a farsi le analisi del sangue, scambiando il laboratorio di ricerca per un laboratorio di analisi cliniche per controllare trigliceridi e colesterolo.

L'intervento ha radicalmente cambiato approccio ed impostazione, con lo sviluppo di nuovi gruppi di parole chiave. Ogni gruppo è stato associato ad un annuncio con link ad una pagina del sito che illustra il servizio offerto. Questo è stato fatto per minimizzare i costi, evitando lo sviluppo di nuove landing pages.

Un unico gruppo di parole chiave è stato trasformato in 16 gruppi diversi, più piccoli, con annunci specifici che utilizzano parole chiave del gruppo e con link a una pagina in tema con il gruppo.

Il CTR è salito da un valor medio di 0.4 % al 3.5%, nel giro di 24 ore dalla messa online della nuova campagna, e nel giro di pochi giorni i contatti dal sito (e telefonici) erano di aziende e professionisti, non più privati cittadini per farsi le analisi del sangue.

Ulteriore beneficio della riorganizzazione è stato nel costo dei click, sceso mediamente del 30% a parità di posizioni (tra la prima e la terza, in prima pagina di Google).

La creazione di una campagna AdWords è un'attività più complessa di quanto non possa apparire, richiedendo un approccio modulare a step successivi; alcuni suggerimenti che possiamo dare sono:

Generate una lista breve di parole chiave;
Suddividete la lista in gruppi omogenei;
Create un annuncio specifico per ciascun gruppo, assicurandovi che il link vada a finire su una pagina i cui contenuti siano il più possibile in tema con le parole chiave scelte;
Ottimizzate i meta tags delle pagine;
Identificate le parole chiave con il miglior CTR e create nuovi gruppi, aggiungendo altre parole chiave strettamente collegate tra loro;
Mettete gli annunci in competizione tra loro: create un secondo annuncio da pubblicare in parallelo con quello originale, attivate entrambi per qualche giorno e poi elimina quello che ha generato il minor numero di click. Ripetete questo processo continuamente;
Sviluppate la campagna procedendo a piccoli passi mettendo online pochi gruppi aventi poche parole chiave: si fa presto a spendere molti soldi senza avere alcun ritorno su AdWords;
Sperimentate in continuazione per capire cosa vogliono i vostri utenti e soprattutto quali sono le parole chiave che intercettano quelli pronti a fare la transazione:
Imparate a memoria la formula:
Problema: l'utente cerca nel Web per risolvere un problema o soddisfare un desidero;
Soluzione: dovete essere in grado di proporre una soluzione al problema e/o soddisfare il desiderio;
Credibilità: ciò che state proponendo deve essere credibile agli occhi di chi legge;
Affordability: il prezzo a cui proponete il prodotto/servizio deve essere in linea con le esigenze dell'utente;
Trust: a questo punto l'utente si chiede se si può fidare di voi, se il vostro messaggio è stato convincente, il prezzo è giusto e sarete riusciti a convincerlo, pronti per la fase successiva, la...
Transazione: solo a questo punto del percorso ci sarà la transazione, non prima.
Non esiste una formula magica o l'approccio giusto adatto a tutti, ogni segmento di settore merceologico ha utenti con:

approcci diversi;
bisogni diversi;
aspettative diverse;
disponibilità diverse;


: Sante J. Achille