Le tre grandi scuole, inglese, svizzera e americana

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Written on 13:09 by Anonimo

da: graybear4539( 273) ebay.it

Questa guida cerca di traccaiare un profilo delle tre grandi scuole della orologeria, concentrandosi però non sull' aspetto tecnico bensì sull' aspetto produttivo o, se vogliamo, industriale: lo scopo è comprendere la origine dei pezzi che acquistiamo, orologi da tasca tutto sommato "medi", insomma non i grandi orologi che hanno valore (e fatalmente costo) ben lontano dal circuito del collezionista medio. Non faremo, quindi, un elenco dei grandi dell' orologeria, ma tenteremo di comprendere da dove venivano gli orologi che i nostri avi, ed i nostri nonni, avevano effettivamente in tasca e perchè li avevano scelti.

Il prologo, l' orologiaio di Corte: il periodo francese

Nel XVII° secolo il potere e la ricchezza erano concentrati in Francia, e nella Francia stessa attorno alla Corte: la Spagna declinava dopo il Siglo de Oro, il Regno Unito e l' Olanda stavano crescendo dominando l' Atlantico, ma la chiave di tutto era a Versailles. Versailles, per volontà precisa di Luigi XIV (regno 1654-1715), e poi di Luigi XV (regno 1715-1774) era anche il motore delle arti e dei mestieri, e l' orologeria non faceva eccezione. Grandi maestri producevano per la corte pezzi raffinatissimi, e cominciavano a diffondere pezzi meno raffinati, ma per noi bellissimi, per la nobilità provinciale e per i grandi borghesi delle città. I problemi religiosi del tempo, tuttavia. portarono alla revoca dell' editto di Nantes, e quindi alla fuga di Ugonotti e Protestanti ed alla espulsione degli Ebrei (1685), il che privò gli orologiai di Corte di una buona parte della manodopera qualificata: Molti si stabilirono nella Svizzera francofona, e continuarono la loro professione, producendo sia movimenti grezzi che parti staccate che poi affluivano di nuovo agli ateliers francesi per realizzare gli orologi. La situazione locale era molto favorevole, e questa piccola industria su scala domestica divenne sempre più importante nella Svizzera Romanda. Era la nascita della scuola svizzera: un tratto distintivo, quindi era proprio l' esportazione.

La prima scuola, il problema della longitudine : il periodo inglese

Lo sviluppo del Regno Unito prendeva nel frattempo un passo sempre più accelerato, tutto concentrato sulla grande navigazione atlantica prima e poi in tutti gli oceani. Le navi inglesi rapidamente presero il dominio dei mari, e un po' con l' influenza, un po' più direttamente con i moschetti, il dominio ed il commercio inglese si estesero dovunque. In quegli anni il problema fondamentale per la nazione era il calcolo della longitudine, che richiedeva, detto in brevissimo, orologi di una precisione incredibile per i tempi. Il problema non era costruire un orologio preciso, ma soprattutto costruirlo in modo che MANTENESSE la precisione. Il Parlamento stanziò somme adeguate per i migliori orologiai, e promise un principesco premio di 20.000 sterline a chi riuscisse a produrre un cronometro adatto alla navigazione, con una specifica molto stretta, mantenere uno scarto inferiore al minuto dopo un viaggio transatlantico di andata e ritorno. E' fatale che questo, unito alla nuova ricchezza diffusa tra strati più larghi della popolazione ed alla nuova foggia dell' abbigliamento maschile, con il gilet, generasse una potente richiesta di orologi, che alimentò una industria che traeva la tecnologia non dagli orologiai di Corte, ma della Reale Marina. Gli orologiai si organizzarono presto in una Gilda, e produssero pezzi molto belli e funzionali, ed in buona quantità. Questa matrice, oltrettutto, evitò agli orologiai inglesi il declino al tempo delle guerre napoleoniche, che, al contrario, incisero pesantemente sull' industria francese, già messa in crisi dal 1789 e dalla sparizione improvvisa della Corte. In Inghilterra, però, il fulgore della fine del XVIII° e dei primi anni del XIX° secolo cristallizzò sia i metodi che la tecnologia che, soprattutto, l' accesso alla professione stessa. La Gilda divenne una gabbia rigidissima, ove erano necessari 6 anni di apprendistato presso uno dei membri per potere essere cooptato nella Gilda stessa come praticante, e parecchi anni ancora prima di potere esercitare indipendentemente la professione. Questa cristallizzazione non permise di aumentare la produzione nè di ridurre i costi, e questo aprì la via ai movimenti svizzeri fatti "quasi in serie", e mise in crisi la maggior parte degli orologiai inglesi. Nel dibattito parlamentade del 1841-42 ai Comuni si tentò di "far saltare" il meccanismo della Gilda e di rivitalizzare la produzione, addirittura proponendo una industria cooperativa sussidiata dallo stato, ma la Gilda vinse, e non venne liberalizzata la produzione. Il risultato netto fu che la maggior parte dei membri della Gilda stessa smisero di produrre, e, servendosi del proprio diritto esclusivo di marchiare gli orologi, importarono sistematicamente movimenti dalla Svizzera che poi vendevano a nome proprio.

Interludio : les ebauches

Se prendiamo il dibattito parlamentare ai Comuni (1841/42) come data di morte della supremazia orologera britannica e il 1864 come data della maggiore età dell' industria americana, abbiamo un ventennio nel quale gran parte sia delle ebauches che degli orologi finiti venduti al mondo proveniva dalla Svizzera Romanda, complice anche la rivoluzione di Lepine, che, eliminando la piastra superiore chiusa (i movimenti precedenti erano come panini, con due piastre e i meccanismi in mezzo) rese enormemente più semplice produrre movimento, dato che ora l' orologiaio poteva lavorare vedendo direttamente i componenti che istallava. I mercati fondamentali erano due, la giovane e tumultuosa repubblica degli Stati Uniti, e la vecchia Inghilterra con la sua soffocante Gilda, che, in sostanza, fissava anche i prezzi per i produttori svizzeri, e dettava le caratteristiche dei movimenti che voleva acquistare, con la foggia inglese. La debolezza del sistema svizzero era che non aveva ancora fatto la transizione all' industria, era un polverio di laboratori semicasalinghi dove alcuni molto bravi tecnicamente e molto brillanti commercialmente cominciavano ad emergere, assumendo dimensioni crescenti. Il mercato americano assorbiva quantità sempre maggiori e dava sfogo alla produzione della Svizzera Romanda.

La seconda scuola, l' industria americana.

Questo traffico fece rapidamente sparire la piccola industri autoctona americana, i cosiddetti produttori nei cottages. Questa prima orologeria americana era, ovviamente, modellata sullo schema di quella inglese, ma senza la Gilda. Gli Stati Uniti erano in uno sviluppo tumultuoso, rapidissimo, e nel paese c'era anche un tipo umano inedito, l' imprenditore avventuroso che, fiutato un mercato, era pronto a mobilitare umini, mezzi, idee per conquistarselo, con una vitalità ed una capacità di lavoro incredibile, insomma il capitalista primigenio. Alcuni di questi uomini avventurosi fiutarono che l' orologio era il mercato del futuro, e decisero di occuparlo. Il fatto incredfibile è che i padri fondatori dell' industria NON ERANO OROLOGIAI, erano capitalisti. Affrontarono quindi il problema in modo radicale, decisero di INVENTARSI un' industra che non era mai esistita. Lo scopo era dichiaratamente produrre in grandi quantità ed a prezzi ragionevoli orologi eccellenti, ossia non solo precisi ma anche adeguatamente robusti, e, soprattutto RIPARABILI OVUNQUE. Alcuni geni della meccanica, ad esempio Bartlett, compresero che l' unica via era sviluppare macchine utensili che potesso produrre in serie i componenti necessari, dalla vite microscopica alla cassa, con la massima precisione. Prendiamo un componente (apparentemente) semplice, una ruota dentata. Tradizionalmente veniva fatta a mano da operai specializzatissimi, che impiegavano anni per apprendere la manualità necessaria. Gli ingegneri americani affrontarono il problema dall' altra parte: svilupparono innanzittutto la matematica che sta sotto l' evoluta dell' ingranaggio, poi realizzarono la macchina che tagliava gli ingranaggi partendo dalla teoria matematica. Tutte le fabbriche americane del periodo partirono innanzittutto costruendosi le macchine utensili che poi avrebbero prodotto i componenti per l' assemblaggio dei movimenti, dato che non esistevano. Per mettere insieme una fabbrica, quindi, bisognava produrre a mano un movimento prototipo, alla svizzera. Fatto questo bisognava disegnare OGNI componente con la massima precisione, e, arrivati a questo punto, iniziava la fase veramente ardua, progettare e costruire le macchine utensili che avrebbero realizzato i componenti, o meglio, le macchine utensili necessarie per produrre le macchine effettivamente usate nella produzione. In altre parole, ci volevano anni e capitali per gli smisurati investimenti necessari per arrivare al primo movimento vendibile. Non era una attività che si potesse intraprendere senza una adeguata struttura finanziaria ed una grande capacità di gestione. Il primo tentativo fu la American Horologue Co, che visse un anno solo, 1850, e diventò, con nuovo capitale Warren Manufacturing Co, 1851-53, poi Boston Watch Co, 1853-57, Appleton Tracy, 1857-59, ed infine American Watch Co, 1859-1959. Fino al 1857 sostanzialmente non vennero prodotte quantità misurabili di movimenti ! Nel 1864 una parte degli ingegneri della AWCo emigrò per fondare la National Watch Co, poi Elgin National Watch Co, e nello stesso anno aprirono i battenti altre cinque fabbriche diverse: era finita la fase pionieristica. La Guerra Civile diede impulso a American Watch Co, ed in pratica dal 1863/64 il mercato per le ebauches svizzere è stato spazzato via. L' industria americana aveva un mercato interno enorme, e non si occupò più di tanto del resto del mondo civile, e non cercò seriamente di esportare. Oltrettutto lo sviluppo delle ferrovie e le loro speciali necessità portarono allo sviluppo di modelli ad altissime prestazioni con un grande mercato a disposizione. Gli inglesi non vendevano neppure un pezzo in USA, e gli svizzeri avevano il mercato completamente sigillato fino a circa il 1881, e molto, molto duro fino agli anni '30.

La terza scuola : le grand Maisons svizzere

La chiusura totale del mercato americano fu un gran brutto colpo per gli orologiai svizzeri, che comunque avevano un mercato più piccolo ma controllabile in Europa e, per interposta persona, in Inghilterra. Naturalmente in Svizzera c' erano figure importantissime della orologeria mondiale, che compresero anche gli aspetti imprenditoriali necessari, ed ebbero il coraggio per "fare il salto", uscire dalla tradizione consolidata per sposare il metodo americano, ed anzi acquistare macchine utensili, e premere per una legislazione che facilitasse la concentrazione delle capacità e del capitale. Nel periodo tra il 1860 e la legge sui marchi commerciali e la incorporazione forzata del 1881 queste figure cardinali risucirono ad agglutinare tecnologie e risorse e finalmente nacquero le Grand Maisons, i vari Omega, Longines, Le Coultre, Tissot ... che ancora oggi ammiriamo e desideriamo. Rimessa la orologeria svizzera su una base solida, iniziarono fatalmente il braccio di ferro per la riconquista del mercato interno americano. Questa volta, però, il tema non era il basso prezzo, ma la alta qualità. Concorrere sui prezzi con industrie come Waltham, Elgin, Hamilton non era possibile, visto che producevano serie in centinaia di migliaia di pezzi, e quindi avevano economie di scala immense. La soluzione quindi poteva essere solo il mercato di nicchia, in cui penetrare progressivamente, magari con lentezza ma con buoni prezzi redditivi. In questa lenta riconquista furono facilitati dalla noncuranza della grande industria americana, occupata nella propria feroce concorrenza interna, e non interessata ai mercati esterni. Questa noncuranza nel secondo dopoguerra si rivelò mortale, e la grande industria del tasca americano si spense abbastanza rapidamente a cavallo degli anni '60 del secolo scorso.

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