Convinzioni

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Written on 10:16 by Anonimo

Riassumendo quanto detto fino a qui, è evidente che tutta la nostra vita si basa sulle nostre convinzioni, su ciò in cui crediamo o non crediamo. Proviamo ora a pensare a che tipo di convinzioni dominano le nostre giornate. Sono di quelle che possono potenziare i nostri risultati o piuttosto sono di tipo limitante? E cosa succederebbe se ognuno di noi potesse scegliere liberamente ciò in cui credere? Potremmo finalmente liberarci di ogni blocco e di ogni pensiero non produttivo. Esiste un aforisma davvero illuminante a questo proposito: noti testi di aeronautica affermano che “il calabrone abbia un peso tale che in rapporto alla dimensione delle sue piccole ali, secondo le leggi della fisica, non potrebbe volare... ma il calabrone non lo sa e vola lo stesso!”.

Facciamo un esempio concreto: mettiamo il caso che siamo convinti di essere timidi. O insicuri. O addirittura di essere dei buoni a nulla. Magari lo pensiamo perché da piccoli ci hanno affibbiato questa etichetta, e noi abbiamo continuato a portarcela dietro durante tutta la nostra crescita, convincendocene ogni giorno di più. Di conseguenza abbiamo agito sulla base di questa etichetta. E' un processo definito “imprinting”, secondo il quale noi imprimiamo nella mente un evento che giudichiamo significativo e poi continuiamo ad agire in modo coerente ad esso.

A scoprirlo fu uno zoologo e psicologo austriaco, Konrad Lorenz, dopo una serie di esperimenti portati avanti con gli anatroccoli. Appena nati, i piccoli associavano alla loro mamma il primo essere vivente in movimento che si trovavano di fronte. Vedendo per primo lo scienziato, si convincevano che fosse lui la loro madre e lo seguivano proprio come avrebbero fatto con la vera mamma anatroccolo, che invece ignoravano del tutto.

Proprio come è successo agli anatroccoli, se da bambini ci hanno detto che non sapevamo disegnare, o qualche compagno dell’asilo magari ci ha detto che il nostro disegno era sgraziato, o ancora se noi stessi ci siamo detti che quello che avevamo disegnato era qualcosa di non corrispondente alle nostre intenzioni, sulla base di questo imprinting ci siamo costruiti una convinzione negativa. Per tutti gli anni a seguire ci siamo comportati di conseguenza, rafforzando così l’idea e gli effetti pratici della nostra identità di persone artisticamente poco capaci.
Eventi anche molto lontani nel tempo, che oggi giudicheremmo magari anche insignificanti, ma che da bambini ci hanno colpito molto, sono dunque la base delle nostre convinzioni. Tuttavia, visto che esse sono nate a partire da un evento cui abbiamo attribuito importanza e fondatezza, allo stesso modo possiamo però cambiare, ed in maniera altrettanto facile e veloce.

Oggi possediamo nuove risorse che prima non avevamo a disposizione, che possono consentirci di gestire meglio le emozioni, di scoprire il funzionamento dei nostri processi mentali. In sintesi, di guadagnare la consapevolezza del fatto che quanto gli altri dicono di noi è solo parte della loro mappa del mondo, non è la realtà oggettiva delle cose. Del resto, anche le nostre stesse convinzioni si originano da esperienze che non sono la realtà, ma sono soltanto la nostra personale interpretazione della realtà.

Nel suo libro “PsicoCibernetica”, il chirurgo estetico Maxwell Maltz riporta alcuni episodi davvero stupefacenti di persone che, a seguito di un intervento estetico, continuavano a non piacersi; addirittura casi in cui le persone continuavano a vedere il proprio naso storto. Questo perché l’intervento del chirurgo aveva modificato il loro aspetto esteriore e non, naturalmente, l’immagine interiore che avevano di loro stessi. Casi in cui sarebbe stato necessario piuttosto un supporto di tipo psicologico. Insomma, quello che pensiamo di noi è quello che trasmettiamo non solo agli altri, ma prima di tutto anche a noi stessi. E l’autostima altro non è che una convinzione su chi siamo e su quello che sappiamo fare.

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